00 09/09/2004 09:53
Il Mattino
Venerdì 3 Settembre 2004

Da trent'anni si cercano gli extraterrestri

La ricerca di forme di vita extraterrestri è da almeno trent'anni
l'obiettivo di Seti, la rete di radiotelescopi che registra gli eventuali
segnali radio artificiali provenienti dallo spazio. Il tentativo di mettersi
in contatto con gli alieni non è passato solo per la sofisticata
radioastronomia, ma per autentici "messaggi in bottiglia": nel 1972 fu
montata sulla sonda Pioneer una placca con le figure stilizzate di un uomo e
una donna; nel 1974 Frank Drake, uno dei padri del programma Seti, inviò
nello spazio una serie di impulsi radio; nel 1977 un disco contenente il
sistema periodico degli elementi, la posizione del nostro pianeta nel cosmo
e la registrazione di un messaggio in 55 lingue è stato lanciato con la
Voyager. Un cd con le firme di un milione di persone, infine, è a bordo
della sonda Cassini che da due mesi orbita intorno a Saturno. (stefano
menna)

L'INTERVISTA
«Se fosse vera sarebbe la più grande notizia della storia dell'umanità, ma
secondo me non è vera e questa potrebbe essere la più grande bufala della
storia dell'informazione scientifica». L'astronomo del programma Seti Italia
e ricercatore dell'Istituto di radio astronomia del Consiglio nazionale
delle ricerche di Bologna, Stelio Montebugnoli, è piuttosto scettico sul
fatto che il segnale radio intercettato ad Arecibo sia effettivamente stato
trasmesso dagli alieni. «Intanto nessuno ci ha informato della scoperta e ci
ha chiesto di verificare la provenienza del segnale. E questo è in aperta
violazione delle nostre procedure abituali» spiega infatti Montebugnoli.
Perché, che cosa prevedono le vostre procedure?
«Che una volta individuato un segnale radio sospetto, prima viene fatta una
verifica da parte del radiotelescopio che lo ha captato e poi si chiede
attraverso il nostro centro di coordinamento negli Stati Uniti di verificare
le caratteristiche agli altri telescopi che fanno parte del programma».
Ad Arecibo non hanno però smentito di aver intercettato il segnale e sono
anche state rese note le coordinate spaziali e la frequenza.
«Non hanno smentito questa notizia ma non hanno nemmeno detto che si tratta
di un segnale trasmesso da una civiltà aliena. Sa quante volte ci è capitato
in questi anni di saltare sulla sedia perché credevamo di aver trovato il
segnale degli alieni? Almeno un centinaio di volte».
Eppure altri ricercatori sostengono che il segnale sia davvero molto
particolare
«In effetti, sulla base delle poche informazioni in nostro possesso, se
questo segnale è una specie di anomalia cosmica, allora è anche la più
importante tra le anomalie che fino ad oggi abbiamo intercettato. Ci sono
alcuni elementi che infatti rendono questo segnale davvero singolare».
Quali sono?
«Senza dubbio il fatto di essere trasmesso su una banda di frequenza molto
particolare: quella cioè di emissione dell'idrogeno. Se io dovessi inviare
nello spazio un segnale radio con lo scopo di farlo leggere a qualcuno che
vive da qualche parte nell'universo, lo invierei proprio su quella
frequenza, perché è li che sono sintonizzati la stragrande maggioranza dei
radiotelescopi. E poi c'è un altro aspetto che mi incuriosisce. Il segnale
infatti proviene sicuramente da un corpo che si avvicina e allontana dalla
terra ad un ritmo molto regolare. Questo fa pensare che sia trasmesso da un
corpo celeste in movimento come, per esempio, un pianeta in orbita intorno
ad una stella».
e. p.

«Con gli alieni non sappiamo comunicare»
«Se si dovesse scoprire che quel segnale sia stato effettivamente trasmesso
da una civiltà aliena avremmo delle grosse difficoltà sia a comprendere
eventuali messaggi in esso contenuti che a rispondere ad essi». Per Simona
di Pippo, responsabile dell'osservazione dell'Universo dell'Agenzia spaziale
italiana, quello dell'eventuale comunicazione con forme di intelligenza
aliene è una questione che non può infatti nemmeno essere ipotizzata. «Da
questo punto di vista siamo davvero all'anno zero meno uno della ricerca.
Non abbiamo nessun tipo di elemento su cui costruire nemmeno un'ipotesi di
lavoro». Questo significa che non sappiamo che cosa dire agli alieni? «Non
sappiamo - continua Di Pippo - come poter comunicare con loro né se possiamo
entrare in contatto con forme di vita in grado di leggere la nostra
tecnologia o i segnali da noi elaborati, perché non sappiamo che tipo di
forme di vita intelligenti si possono essere sviluppate su altri pianeti e a
che livello tecnologico sono arrivate. Sempre che ce ne siano di forme di
vita di questo genere». Eppure nel 1974 fu inviato nello spazio un segnale
radio contenente le informazioni di base sull'uomo. «Ma il codice numerico
con cui è stato scritto quel messaggio non ha alcuna possibilità di essere
letto ed interpretato da qualche forma di vita intelligente» - conclude.
e.p.

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Il Gionale di Vicenza
Venerdì 3 Settembre 2004

Primi risultati - anche se tra molti dubbi - del progetto «SETI home» per la
ricerca di presenze intelligenti nell'universo
Strani segnali dallo spazio, forse sono «alieni»
Grande interesse degli scienziati su alcune radio-onde anomale captate già
tre volte

Proviene da un punto imprecisato tra la costellazione dei Pesci e quella
dell'Ariete a 1.000 anni luce dalla Terra e c'è il dubbio che possa essere
generato da fonti non naturali: tra tutti i segnali radio intercettati
finora, SHGb02+14a è quello che più fa pensare all'invio da parte di una
civiltà aliena. L'enigmatico segnale è stato captato per tre volte dal
febbraio 2003 dal radiotelescopio Arecibo a Portorico. È la scoperta più
interessante mai fatta dal progetto scientifico «SETI home», il cui
obiettivo è di analizzare i segnali radio provenienti dall'emisfero celeste
alla ricerca di impulsi artificiali, ovvero prodotti da creature
intelligenti. Per i ricercatori, SHGb02+14a non sarebbe il prodotto di
fenomeni astronomici noti né pare il risultato di un'interferenza naturale.
Anche se restano molti dubbi, il segnale - dicono gli astronomi - è quanto
di più simile a un possibile messaggio da parte di alieni tra quelli captati
negli ultimi sei anni, da quando cioè la loro ricerca è iniziata. L'
interesse scientifico deriva dal fatto che il segnale viaggia su una
frequenza di 1420 megahertz, la stessa in cui l'idrogeno, l'elemento più
diffuso nell'universo, assorbe ed emette energia: secondo gli astronomi un'
altra specie intelligente utilizzerebbe proprio questo spettro di emissioni
per comunicare con altre civiltà. SHGb02+14a verrebbe inoltre emesso secondo
le modalità tipiche di un segnale proveniente da un corpo in movimento: come
se il suo «trasmettitore» fosse piantato su qualcosa che gira molto
velocemente.

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Il Tempo
venerdì 3 settembre 2004

LONDRA - Proviene da un punto imprecisato tra la costellazione dei Pesci e
quella dell'Ariete a 1000 anni luce dalla Terra e c'è il dubbio che possa
essere generato da fonti non naturali: tra tutti i segnali radio
intercettati dagli astronomi, SHGb02+14a è quello che più fa pensare
all'invio da parte di una civiltà aliena. L'enigmatico segnale è stato
captato per tre volte a partire dal febbraio dello scorso anno dal
radiotelescopio Arecibo a Portorico. SHGb02+14a è la scoperta più
interessante mai fatta dai ricercatori del progetto SETI home, un programma
scientifico il cui obiettivo è di analizzare lo sciame di segnali radio
provenienti dall'emisfero celeste alla ricerca di impulsi artificiali,
ovvero prodotti da creature intelligenti.
Secondo i ricercatori che ne hanno studiato la frequenza, SHGb02+14a non
sarebbe il prodotto di alcun fenomeno astronomico conosciuto nè sembra
essere il risultato di un'interferenza naturale. Gli scienziati di SETI home
hanno dichiarato che il segnale è quanto di più simile a un possibile
messaggio da parte degli alieni tra quanto è stato captato negli ultimi sei
anni. «Non stiamo facendo salti di gioia, ma continuiamo ad osservarlo», ha
detto alla rivista scientifica britannica New Scientist, Dan Wertheimer,
l'astronomo dell'università della California a capo del progetto SETI.
L'interesse degli scienziati deriva dal fatto che il segnale viaggia su una
frequenza di 1420 megahertz, la stessa in cui l'idrogeno, l'elemento più
diffuso nell'universo, assorbe ed emette energia. Tale frequenza è una delle
più analizzate dagli astronomi del progetto SETI in quanto si crede che
un'altra specie intelligente utilizzerebbe proprio questo spettro di
emissioni per comunicare con altre civiltà. SHGb02+14a verrebbe inoltre
emesso secondo le modalità tipiche di un segnale proveniente da un corpo in
movimento. La sua sorgente infatti ruota con una frequenza tra gli 8 ed i 37
hertz al secondo, come se il suo trasmettitore fosse piantato su qualcosa
che gira molto velocemente.
Questo è il punto che maggiormente divide le opinioni degli astronomi.
Alcuni scienziati pensano infatti che una forma di vita intelligente in
grado di trasmettere il segnale potrebbe anche correggerne la deriva di
frequenza allineando gli impulsi con la frequenza di rotazione del pianeta.
La rapida deriva di frequenza solleva altre ipotesi. Per generare una tale
variazione di frequenza ogni secondo, il corpo in movimento da cui viene
emesso il segnale dovrebbe ruotare intorno al suo asse 40 volte più
velocemente della Terra. L'oggetto da cui parte l'onda elettromagnetica
potrebbe quindi non essere un pianeta e trattarsi di un altro corpo celeste,
anche artificiale, come ad esempio una stazione spaziale.
Secondo i più scettici invece, l'onda elettromagnetica potrebbe essere
frutto di un fenomeno astronomico sconosciuto, oppure un singolare fenomeno
di riflessione di un'onda che proviene dalla Terra e che va ad incidere
sulla traccia della parabola del radiotelescopio.

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GAZZETTA DI PARMA
venerdì 3 settembre 2004

Captati da un radiotelescopio a Portorico. Ma gli scienziati restano
scettici
Segnali dallo spazio, gli alieni ci parlano?

LONDRA - Proviene da un punto imprecisato tra la costellazione dei Pesci e
quella dell'Ariete a 1.000 anni luce dalla Terra e c'è il dubbio che possa
essere generato da fonti non naturali: tra tutti i segnali radio
intercettati dagli astronomi, SHGb02+14a è quello che più fa pensare
all'invio da parte di una civiltà aliena.
L'enigmatico segnale è stato captato per tre volte a partire dal febbraio
dello scorso anno dal radiotelescopio Arecibo a Portorico. SHGb02+14a è la
scoperta più interessante mai fatta dai ricercatori del progetto Seti@home,
un programma scientifico il cui obbiettivo è di analizzare lo sciame di
segnali radio provenienti dall'emisfero celeste alla ricerca di impulsi
artificiali, ovvero prodotti da creature intelligenti.

Secondo i ricercatori che ne hanno studiato la frequenza, SHGb02+14a non
sarebbe il prodotto di alcun fenomeno astronomico conosciuto né sembra
essere il risultato di un'interferenza naturale. Anche se restano ancora
molti dubbi, gli scienziati di Seti@home hanno dichiarato che il segnale è
quanto di più simile a un possibile messaggio da parte degli alieni tra
quanto è stato captato negli ultimi sei anni, da quando cioè la loro ricerca
ha avuto inizio.

«Non stiamo facendo salti di gioia, ma continuiamo ad osservarlo», ha detto
alla rivista scientifica britannica New Scientist, Dan Wertheimer,
l'astronomo dell'università della California a capo del progetto Seti.

Secondo i più scettici invece, l'onda elettromagnetica potrebbe essere
semplicemente frutto di un fenomeno astronomico sconosciuto.

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Gazzetta del Sud
venerdì 3 settembre 2004

PROVIENE DA 1.000 ANNI LUCE DALLA TERRA

Enigmatico segnale captato dal radiotelescopio Arecibo a Portorico
Un messaggio alieno dallo spazio?

LONDRA - Proviene da un punto imprecisato tra la costellazione dei Pesci e
quella dell'Ariete a 1.000 anni luce dalla Terra e c'è il dubbio che possa
essere generato da fonti non naturali: tra tutti i segnali radio
intercettati dagli astronomi, SHGb02+14a è quello che più fa pensare
all'invio da parte di una civiltà aliena. L'enigmatico segnale è stato
captato per tre volte a partire dal febbraio dello scorso anno dal
radiotelescopio Arecibo a Portorico. SHGb02+14a è la scoperta più
interessante mai fatta dai ricercatori del progetto SETI@home, un programma
scientifico il cui obbiettivo è di analizzare lo sciame di segnali radio
provenienti dall'emisfero celeste alla ricerca di impulsi artificiali,
ovvero prodotti da creature intelligenti. Secondo i ricercatori che ne hanno
studiato la frequenza, SHGb02+14a non sarebbe il prodotto di alcun fenomeno
astronomico conosciuto né sembra essere il risultato di un'interferenza
naturale. Anche se restano ancora molti dubbi, gli scienziati di SETI@home
hanno dichiarato che il segnale è quanto di più simile a un possibile
messaggio da parte degli alieni tra quanto è stato captato negli ultimi sei
anni, da quando cioè la loro ricerca ha avuto inizio. «Non stiamo facendo
salti di gioia, ma continuiamo ad osservarlo», ha detto alla rivista
scientifica britannica New Scientist, Dan Wertheimer, l'astronomo
dell'università della California a capo del progetto SETI. L'interesse degli
scienziati deriva dal fatto che il segnale viaggia su una frequenza di 1420
megahertz, la stessa in cui l'idrogeno, l'elemento più diffuso
nell'universo, assorbe ed emette energia. Tale frequenza è una delle più
analizzate dagli astronomi del progetto SETI in quanto si crede che un'altra
specie intelligente utilizzerebbe proprio questo spettro di emissioni per
comunicare con altre civiltà. SHGb02+14a verrebbe inoltre emesso secondo le
modalità tipiche di un segnale proveniente da un corpo in movimento. La sua
sorgente infatti ruota con una frequenza tra gli 8 ed i 37 hertz al secondo,
come se il suo "trasmettitore" fosse piantato su qualcosa che gira molto
velocemente. Questo è il punto che maggiormente divide le opinioni degli
astronomi. Alcuni scienziati pensano infatti che una forma di vita
intelligente in grado di trasmettere il segnale potrebbe anche correggerne
la "deriva" di frequenza allineando gli impulsi con la frequenza di
rotazione del pianeta. La rapida deriva di frequenza solleva altre ipotesi.
Per generare una tale variazione di frequenza ogni secondo, il corpo in
movimento da cui viene emesso il segnale dovrebbe ruotare intorno al suo
asse 40 volte più velocemente della Terra. L'oggetto da cui parte l'onda
elettromagnetica potrebbe quindi non essere un pianeta e trattarsi di un
altro corpo celeste, anche artificiale, come ad esempio una stazione
spaziale. Secondo i più scettici invece, l'onda elettromagnetica potrebbe
essere frutto di un fenomeno astronomico sconosciuto.

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Corriere della Sera
venerdì 3 settembre 2004

Scienziati divisi sui metodi per comunicare con lo spazio
Il segnale misterioso che ha mille anni luce
Captato da un radiotelescopio: le suggestioni degli alieni

MILANO - Un segnale radio intrigante e misterioso è stato raccolto dal più
grande radiotelescopio del mondo (300 metri di diametro) incastonato nelle
montagne di Arecibo, a Portorico. Arriva dal cosmo profondo, da una presunta
fonte distante mille anni luce dalla Terra, collocata tra le costellazioni
dei Pesci e dell'Ariete. L'entusiasmo nella ricerca di messaggi intelligenti
si è immediatamente riacceso e non solo al Seti Institute californiano che
guida la caccia tra le stelle. «E' l'emissione più interessante che abbiamo
mai raccolto - commenta Dan Werthimer, il radioastronomo dell'Università di
California a capo dell'operazione -. Prudentemente non facciamo salti di
gioia, ma continuiamo ad ascoltare». Da nove anni Arecibo con il «Progetto
Phoenix» scandaglia 750 astri vicini della galassia immagazzinando dati che
possono essere elaborati da chiunque possieda un computer domestico con
Internet. Si è creata così una rete battezzata «Seti@home» che aiuta a
decifrare la montagna di bit. Attraverso la connessione si riceve un
pacchetto di dati e un software che automaticamente li macina segnalando
eventuali anomalie. La frequenza ascoltata è di 1.420 megahertz
corrispondente a quella dell'idrogeno. Gli astronomi l'hanno scelta pensando
che eventuali esseri intelligenti, se comunicano, potrebbero far ricorso a
questa frequenza legata all'elemento più comune dell'Universo e che si offre
come una sorta di riferimento naturale, un codice per tutti gli esseri del
cosmo.

UN MINUTO - Nel recente passato per un paio di volte erano emersi segnali
interessanti, poi subito scomparsi. Un altro, invece, si è manifestato per
tre volte ed è stato registrato come «SHGb02»14a». Complessivamente l'
ascolto è durato un minuto, quindi troppo poco per esaminare bene di che
cosa si trattasse. «E' improbabile - aggiunge Eric Korpela, astronomo all'
Università di Berkeley - che sia un rumore di fondo o un'interferenza e non
sembra neanche provenire da alcun astro conosciuto. Ma ciò non significa che
sia generato da extraterrestri».
Si fanno due ipotesi sulla sua origine. La prima è che scaturisca da un
fenomeno naturale finora ignoto. Già nel 1967 l'astronomo Bell Burnell
notificò degli impulsi radio che permisero di scoprire le pulsar, cioè le
stelle a neutroni funzionanti come radiofari. La seconda ipotesi guarda a un
segnale artificiale intercettato, per varie coincidenze, sempre dallo stesso
punto. Intriga il fatto che esso manifesti una oscillazione della frequenza
«come se partisse da un pianeta che gira veloce e che i suoi abitanti non
riescono stabilizzare».

A BOLOGNA - Se viene captata un'emissione sospetta le regole stabiliscono il
coinvolgimento di altri centri per le necessarie verifiche. Al di fuori
degli Stati Uniti le uniche parabole attive su questo fronte sono quelle di
Medicina (Bologna) dell'Istituto Nazionale di Astrofisica e di Parkes in
Australia. «Finora non abbiamo ricevuto alcuna segnalazione dal Seti
Institute - dice Stelio Montebugnoli, direttore della stazione - Non è
difficile, purtroppo, intercettare impulsi apparentemente buoni ma che i
controlli smentiscono. L'ipotesi più probabile è che il tutto nasca da un'
interferenza fra le trasmissioni di alcuni satelliti».
Intanto due scienziati americani, Christopher Rose della Rutgers University
e Gregory Wright sostengono che lanciare messaggi radio nel cosmo non sia la
via migliore per comunicare a causa delle difficoltà tecniche che comporta.
E' più sicuro, a loro avviso, affidarsi a quei «messaggi in bottiglia»
scritti sulle sonde interplanetarie come ha fatto la Nasa sulle Pioneer-10 e
11 e Voyager-1 e 2 uscite dal sistema solare. Quindi, avvisano i due
scienziati, dobbiamo cercare possibili veicoli spaziali che eventuali
extraterrestri potrebbero inviarci. Un'idea anticipata da Arthur C. Clarke
nel racconto di fantascienza «The sentinel» dal quale nacque il film «2001,
Odissea nello spazio».

Giovanni Caparra

UNIVERSI
Noi, in attesa del grande contatto

di MAURO COVACICH

L'ipertecnologica società non ha nessuna risposta rispetto a chi siamo e
cosa stiamo facendo
E alla fine ci è arrivata una voce. Forse è un sussurro, forse un colpo di
tosse, captato dalle finissime orecchie di un radiotelescopio portoricano
mille anni luce dopo essere stato emesso. A quella voce nel frattempo può
essere successo di tutto. Può essersi spenta nella decadenza e poi nel
crollo della civiltà da cui è stata prodotta. Può essersi evoluta in chissà
quale articolato messaggio grazie a una civiltà dallo sviluppo in
progressione geometrica, messaggio che raggiungerà il nostro pianeta quando
anche secondo la più rosea delle prospettive qui ci saranno solo pietre e
gas. Poco importa, quella voce noi l'aspettavamo ed è arrivata. Ma oserei
dire che la nostra attesa è incommensurabilmente più importante della sua
venuta. Quanta parte della letteratura del Novecento ha sognato, desiderato,
quasi bramato una presenza aliena? Quanto cinema ha costruito le sue storie
sull'esistenza di voci altre, intelligenze altre, inquiline contro ogni
logica probabilistica del nostro stesso piccolissimo cubo di Universo oppure
avvicinabili grazie alla costruzione di macchinari che viaggiano nel tempo e
nello spazio? Mi viene in mente «Contact», dove l'astronoma Jodie Foster
intercetta un messaggio proveniente da Vega con tanto di istruzioni per
fabbricare la navicella e raggiungere gli extraterrestri: film
«scientificamente corretto» nella cui scena iniziale il punto di vista è
quello delle onde radio che schizzano via dalla Terra alla velocità della
luce, lasciando sfilare dietro di sé i pianeti del nostro sistema solare e
la nebulosa Aquila e le altre galassie fino ai margini dell'Universo
conosciuto. Credo che niente dimostri il nostro bisogno di sentirci detti,
di sentirci capiti, più dell'attesa di un contatto. Nella selva dei
discorsi, nel caos sistematico della cosiddetta comunicazione, prorompe l'
esigenza di tendere l'orecchio verso il cielo. Non avendo, la nostra
ipertecnologica società, la benché minima risposta riguardo ai perché, non
avendo nessuno che ci spieghi cosa siamo e cosa stiamo facendo, l'inconscio
collettivo ha proiettato fuori di sé una specie di occhio di emergenza, uno
sguardo non proprio onnisciente come quello di Dio, ma abbastanza panoramico
da restituirci un'immagine significativa della nostra identità di terrestri.
Ovviamente il linguaggio iconico o sonoro degli alieni è incomprensibile
fino all'enigma assoluto, ma noi in quell'enigma ci specchiamo, riflettiamo
(nel senso propriamente speculare del termine). Ci avviciniamo cauti alle
superfici levigate del monolito nero, come le scimmie antropoidi e gli
scienziati di «2001, Odissea nello spazio», lo guardiamo per guardarci,
restiamo atterriti non tanto dal suo mistero, ma da quanto quel mistero sia
illuminante per il nostro destino. Adesso il segnale denominato
«SHGb02»14a», trasmesso sulla frequenza di 1420 MhZ, è stato ricevuto. Di
cosa parla? Parla del nostro terrore di restare incompresi, di vagare come
in «Space Oddity» di David Bowie, sconnessi e maledettamente soli, nel blu
oltremare del nulla.

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Libero
venerdì 3 settembre 2004

Sonde- bottiglia: l'extraterrestre riceve la posta

WASHINGTON - [ r. m . ] Perché perdere tempo cercando di comunicare con gli
alieni con segnali radio quando è molto più semplice inviare loro una
lettera? È la proposta avanzata da Christoper Rose, ingegnere della Rutgers
University ( a Piscataway). Sull'ultimo numero di Nature, lo studioso
propone agli studiosi del Seti ( il progetto internazionale che utilizza i
radiotelescopi per rintracciare le civiltà aliene) di cercare delle
eventuali " cartoline" extraterrestri all'interno del Sistema solare, magari
in orbita attorno a qualche pianeta gigante o addirittura alla stessa Terra.
Ovviamente le lettere di cui parla Rose non sono quelle tradizionali di
carta; lo studioso propone di lanciare veri e propri messaggi registrati ( a
bordo di apposite sonde). Il metodo sarebbe più vantaggioso degli attuali.
Nel suo articolo, lo studioso calcola quanta energia servirebbe per inviare
una cartolina di questo genere verso una stella lontana per ipotesi mille
anni luce. Secondo Rose per i messaggi brevi ( veri e propri " sms
spaziali") le trasmissioni radio sarebbero certamente più economiche, ma per
testi molto lunghi la bilancia penderebbe a favore di registrazioni montate
a bordo di sonde. Con queste ultime - sostiene lo studioso - sarebbe infatti
possibile inviare anche messaggi di cento terabit ( tutto il contenuto
dell'enorme Biblioteca del Congresso Usa moltiplicato per cinque). E se gli
alieni avessero già deciso di optare per la corrispondenza " cartacea", è
possibile che messaggi provenienti da altri mondi siano già in orbita
attorno a uno dei pianeti del sistema solare.

Misteriosi segnali dallo spazio

di ROBERTO MANZOCCO

ARECIBO - Arriva dallo spazio un misterioso segnale, forse di origine
aliena. Ed è subito giallo. Utilizzando il gigantesco radiotelescopio di
Arecibo ( in Portorico) alcuni studiosi americani hanno infatti isolato un
segnale radio proveniente da mille anni luce di distanza che, secondo loro,
avrebbe qualche probabilità di provenire da una civiltà aliena. Gli
studiosi, Eric Korpela e i suoi colleghi dell'Università di Berkeley, non
sono certo fanatici cacciatori di Ufo, ma esperti ricercatori del Seti (
Search of extraterrestrial intelligence), un programma scientifico
internazionale che ha come obiettivo la scoperta di eventuali messaggi radio
inviati nello spazio da altre creature intelligenti. Gli scienziati
americani hanno decifrato recentemente un segnale ( registrato in tre
occasioni diverse e proveniente da un'area della volta celeste compresa tra
la Costellazione dell'Ariete e quella dei Pesci), scoprendo così una
singolare anomalia. Nonostante tutti gli aggiustamenti effettuati dai
radiotelescopi, il segnale continuava infatti a oscillare leggermente e con
continuità. Secondo Korpela ciò potrebbe significare che ad emetterlo non è
una stella, ma un pianeta, e che quindi tali spostamenti sarebbero dovuti a
all'orbita che quest'ultimo percorre attorno al proprio astro. E se il luogo
d'origine è un pianeta allora la probabilità che il segnale sia stato
lanciato da alieni intelligenti cresce notevolmente. Per quanto corretto, il
ragionamento ha sollevato tra gli astrofisici notevoli perplessità, e lo
stesso Korpela avanza la sua ipotesi in modo molto cauto, presentando anche
alcune possibili spiegazioni alternative. Potrebbe infatti trattarsi di
possibili interferenze provenienti da terra ( un fenomeno piuttosto comune).
Oppure potrebbe essere lo scherzo di un hacker che si è introdotto in SETI@
home ( il sistema di calcolo distribuito che consente a chiunque di
contribuire alla decifrazione dei segnali radio mettendo a disposizione una
parte della memoria del proprio personal computer). E Nate Collins,
l'ingegnere Usa che ha scoperto per primo il segnale grazie ai pc della
Farin and Associates ( la ditta per cui lavora), ci scherza su: « E ora
dovrò anche spiegare ai miei capi come uso i computer dell'azienda » , ha
dichiarato.
Gildo Persone'
Centro Italiano Studi Ufologici
CISU - Roma
http://www.cisu.org/
E-Mail ermene.gildo@flashnet.it