Questa è una storia realmente accaduta il 25 settembre del 2005, a Ferrara. E' una delle classiche storie che quando non viene trattata con estrema indifferenza dai media, visti i pesanti sospetti che vi gravitano attorno, viene relegata al dimenticatoio, anche dagli stessi concittadini, coetanei, compagni di scuola o di palestra o quant'altro.
Io ne sono venuta a conoscenza solamente oggi, e oggi ne scrivo. Perchè credo nella giustizia e nel dare la pace ai morti facendo in modo che ciò che è successo venga reso noto.
Il 25 settembre 2005 era un sabato qualunque. Federico e i suoi amici avevano deciso di andare a Bologna a vedere un concerto. Arrivati sul posto hanno scoperto che questo era stato annullato, ma hanno deciso di rimanere comunque al locale e di sballarsi un po'. Hanno preso delle pasticche, ecstasy o lsd, senza sapere che questo gesto (uno dei tanti a cui i nostri coetanei spesso ricorrono, insieme all'alcool o altre sostanze, per sfuggire alle noie o alle pressioni quotidiane) avrebbe pregiudicato per sempre ciò che poi è accaduto loro. O meglio, a uno di loro. E questo qualcuno è Federico. Rientrati a Ferrara, Federico non sembrava un granchè alterato da quello che aveva preso. Per questo i suoi amici probabilmente non hanno insistito quando gli hanno chiesto se voleva che lo riaccompagnassero davanti casa e lui ha risposto che preferiva andare a piedi. Erano più o meno le cinque, sei di notte. Quello che è successo in quell'arco di tempo nessuno ancora lo sa. Non si sa con precisione, almeno. Si sa che c'era Federico solo in mezzo alla strada e dall'altra parte una pattuglia di poliziotti. Accorsi sul posto, dicono, per una chiamata anonima che denunciava forti schiamazzi notturni. Una volta giunti sul luogo, vi hanno trovato un ragazzo solo che dava in escandescenze sbattendo contro il muro e i pali della luce la sua stessa faccia. Subito lo hanno bloccato e ammanettato spingendolo dentro l'auto per portarlo in questura. Ma non hanno fatto in tempo, dicono, perchè il ragazzo nel frattempo era morto. Morto. Così anzichè chiamare subito un ambulanza, decidono di lasciare il corpo inerme di Federico lì in mezzo alla strada fino alle undici di mattina. Dalle sei alle undici. Poi chiamano il 118 e lo fanno portare via. A mezzogiorno iniziano a chiamare a deporre gli amici che erano con lui la sera prima. Li maltrattano verbalmente dando loro dei "tossicodipendenti". Nessuno controlla i referti o se è stata ordinata l'autopsia perchè sono tutti convinti che Federico fosse un tossicodipendente morto d'overdose. Nessuno, soprattutto, nel lasso di tempo tra le sei e le undici si preoccupa di chiamare i famigliari per avvertirli che il loro figlio è morto. Ma c'è di peggio.
La madre, svegliatasi alle otto dopo una notte travagliata per non aver sentito il figlio rincasare (non facciamo paternalismi, le madri si preoccupano per noi ma ci danno SEMPRE il beneficio del dubbio quando disubbidiamo loro), subito lo chiama sul cellulare che è acceso: ma nessuno risponde. Riprova il padre, e qualcuno finalmente risponde: sullo schermo del telefonino di Federico, infatti, chi risponde dall'altra parte vede comparire il nome "Lino", non "papà", nè "mamma", così con tono accusatorio chiede chi è, e quando Lino dice di essere il padre di Federico e chiede con chi sta parlando, il poliziotto all'altro capo del telefono dichiara di essere delle forze dell'ordine e di aver trovato il telefonino abbandonato in un parco, e dopo aver detto di star facendo accertamenti sull'identità del proprietario riattacca in fretta e furia. Allora la famiglia inizia ad allarmarsi. Telefonate in Questura: nessuna risposta. Telefonate in ospedale: di nuovo niente. Stefano, il fratello di Federico, si mette in sella alla bicicletta e inizia a girare nella speranza di ritrovarlo. Ma è solo dopo le undici che qualcuno si degna di dire alla famiglia che il loro figlio è morto. Che non si sa cosa sia successo. Che è morto d'overdose. Che si sospetta fosse un tossico, come i suoi amici.
Il problema è che un'overdose, per quanto forte, non causa nè lo spappolamento dello scroto nè ferite lacero contuse al cranio e alla tempia. Non causa contusioni e fratture in quasi ogni parte del corpo. A provocare questi danni è un pestaggio. Le prime analisi sul corpo di Federico hanno stabilito "percosse" come cause della morte, e hanno altresì aggiunto che la quantità di sostanze stupefacenti nel suo sangue era così ridicola da non giustificare nè un leggero stato di alterazione, nè tantomeno un'alterazione così forte da spingerlo a sbattere ripetutamente la testa contro un muro, nè, ovviamente, a giustificarne la morte. Ma nessuno ha ordinato l'autopsia sul corpo del ragazzo.
Cos'è successo, allora?
La reazione della comunità ferrarese è stata ignobile. La storia di come è morto Federico è stata alla stregua di un pettegolezzo. Se n'è parlato per qualche settimana e poi niente. Su due testate locali, solo una non ha dimenticato questo ragazzo di 18 anni, e chiede ogni tanto che venga fatta luce sull'accaduto. Se già la comunità in cui Federico era nato e cresciuto ha trattato così la sua disgrazia, cosa ci si poteva aspettare dai media nazionali se non il silenzio assoluto? Soprattutto se i sospetti si concentrano sempre di più sulla polizia locale, su quella squadra accorsa dove una telefonata anonima nel cuore della notte aveva lamentato degli schiamazzi notturni. Dove c'era Federico che rientrava a casa. I comportamenti di polizia e Questura sono diventati sempre più contraddittori. Gli amici di Federico prima vengono tacciati di essere tossicodipendenti e viene intimato loro di rivelare il nome dello spacciatore. Perchè Federico è morto di overdose, no? Il giorno dopo li trattano con gentilezza, ma il Questore si è già impegnato a dichiarare in una excusatio non petita (una scusa non richiesta) che la morte di Federico non era sicuramente dovuta alle percosse subite. E tra i ragazzi, tra i più giovani, tra gli amici di Federico già aleggia il sospetto che siano stati i poliziotti a pestare così pesantemente il loro amico per non si sa quale ragione da causargli uno spappolamento dello scroto.
Io penso una cosa, ragazzi. Se fossero stati gli amici, o chissà chi altro a pestare Federico, la verità sarebbe già venuta a galla. Sono passati quasi quattro mesi. Le vesti di Federico erano completamente intrise di sangue. Chiunque l'abbia pestato doveva avere tracce del suo sangue addosso. Se fossero stati degli amici, oppure dei delinquenti della zona o chi altro, si sarebbe già saputo. Che altri motivi ci sarebbero per protrarre così a lungo le indagini? Non sono le mie idee a portarmi a questa conclusione, ma la disillusione e la logica. Che motivi ci sarebbero stati per non ordinare l'autopsia, se c'erano questi forti sospetti che la morte fosse avvenuta a causa di un'overdose? Forse perchè qualcuno sapeva benissimo che non era così, e ha cercato, alquanto goffamente a mio avviso, di depistare il tutto.
Ma là fuori c'è ancora un morto che chiede giustizia, e c'è ancora una famiglia che lotta e urla e scalcia richiedendola. Che chiede l'attenzione della comunità che tanto indifferente ha etichettato questa storia come la solita che capita ai drogati. E ne chiede il sostegno.
E allora spargiamo la voce. Raccontiamo questa storia a quante più persone possibili. Per non far vincere di nuovo l'omertà. E, soprattutto, per non far vincere di nuovo il pregiudizio.
Estense.com
Il blog aperto dalla madre di Federico
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