Ci pensa Maurizio Capobianco, dirigente juventino dall'84 al 2005, a svelare come avveniva il controllo di Moggi sul sistema. "Sono venuto a conoscenza - ha affermato a 'La Repubblica' - di almeno 4 casi in cui ha fatto arrivare beni di ingente valore, 25 mln a volta, a due arbitri italiani". Ma veniva anche dato denaro a giornalisti, dirigenti Figc e "attraverso la Semana srl di Giraudo finanziavano indirettamente le curve".
Sono dovuti passare dei mesi dallo scoppio del caso calciopoli, ma finalmente qualcuno ha iniziato a parlare e a svelare i segreti del sistema Moggi. La gola profonda è Maurizio Capobianco, dirigente bianconero dal 1985 al 2005 ed ora in causa con la società, che sulle colonne della 'Repubblica' ha chiarito molti dubbi. "Solo agli inizi del 2005 sono venuto a conoscenza di almeno quattro casi in cui la Juve ha fatto arrivare beni di ingente valore, di 20-25 milioni di lire per ogni gratificazione, a due arbitri italiani, a un esponente della Figc, e a uno della Covisoc - ha affermato. - Beni facilmente monetizzabili venivano consegnati per il tramite di società terze a soggetti terzi. Terzi legati agli arbitri da rapporti di parentela. I fatti risalgono agli inizi della gestione Giraudo-Moggi nell'anno '95". Ben prima insomma del campionato messo sotto esame dallo scandalo calciopoli, ovvero il 2004-2005.
I nomi degli arbitri sono però ancora top-secret. "Bergamo non so, Pairetto era di casa alla Juve. Perché parlo ora? - prosegue. -Perché prima di Calciopoli quello che vedevo erano i frammenti di una vicenda che ha acquistato senso compiuto solamente dopo. Solo ora mi rendo conto di come hanno rovinato una società con una storia di oltre cento anni, con la complicità di arbitri, giornalisti, e istituzioni". Capobianco spiega pure come avveniva il rapporto con i giornalisti. "La Juve aveva consulenze molto ricche con società vicine ad alcuni di loro - ha affermato. - Almeno in un caso, a inizio stagione si stipulava un contratto per studiare dei progetti di comunicazione. Poi a giugno, se la Juve aveva vinto lo scudetto, la società decideva di realizzare quei progetti e pagava il premio alla società di comodo: i progetti, ovviamente, non vedevano mai la luce". Ma ne ha anche per Giraudo. "Della Semana srl - continua - la società voluta fortemente nel luglio 2003 da Giraudo e partecipata dalla Juve per il 30 per cento, si è parlato poco. Attraverso la Semana, Moggi e Giraudo, in violazione della legge Pisanu, finanziavano indirettamente le curve. Nei bilanci ci sono fatture da decine di migliaia di euro a gara per l'acquisto di coreografie, striscioni e quant'altro. Che mi risulti Semana è sempre operativa".
Ma ora la dirigenza juventina è cambiata? Per Capobianco no, ci sono gli stessi volti di un tempo. "Oggi decide tutto Secco, che in passato non ha mai mosso un dito senza il consenso di Moggi - spiega. - Il direttore del personale Sorbone è lo stesso. Renato Opezzi (ad di Semana e procuratore della Juventus), è da sempre il braccio destro di Giraudo. Il direttore finanziario Michele Bergero e il direttore marketing Fassone (ex guardalinee) sono sempre lì. La nuova Juve di Cobolli, la chiamano... Ma se si sono tenuti persino Bertolini". L'ex dirigente della Vecchia Signora svela addirittura un caso di positività. "Moggi e Giraudo in Figc facevano quello che volevano - conclude. -Io rimasi molto colpito da come venne coperto un caso di positività alla cannabis di un giocatore. Lo scoprì l'Uefa nel '97. Lo comunicò alla Figc e finì tutto lì".Insomma è, se possibile, ancora peggio di quello che ci si potesse aspettare.
tgcom.it
sarei curioso di sapere chi si faceva le canne
comunque ste cose le sapevamo già tutti... ora arrivano solo conferme.