Uno scrittore "scomodo"

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Cenerntolo
00venerdì 15 ottobre 2004 23:22
Albert Caraco e' considerato uno dei più grandi e singolari provocatori dei nostri tempi. Uomo di scienza e di grande cultura, é dotato di una scrittura di estrema eleganza; sceglie le parole e le dispone in forma classica.
I contenuti e i temi trattati sono invece taglienti e lucidi come lame affilatissime che infieriscono sulle false verità storiche e sulle argomentazioni di modo.

Nasce a Costantinopoli il 10 agosto del 1919, da una famiglia ricca, di origine ebraica. Fin da bambino gira il mondo al seguito dei genitori; Vienna, Praga, Berlino, Parigi e Sudamerica. Ama i viaggi e le letture, ma soprattutto i libri di viaggi.

Albert è un ragazzo ben pasciuto, con la pancia e le gambe tozze, un figlio sul quale i genitori puntano molto, ritenendolo all'altezza di un Anatole France o di un Albert Samain. L'ammirazione della madre e la stima del padre non possono, però, eludere la sua pressante solitudine esistenziale.

In Sudamerica la famiglia, per opportunità sociale, si converte al cattolicesimo, l'unico ad essere pienamente convinto della svolta religiosa è lo stesso Albert.
Abbandonata l'idea di una effimera gloria terrena, si accinge in un'opera di demolizione che per vent'anni gli costa, nonostante le sue azzeccate premonizioni storiche e la bellezza del suo linguaggio, l'estromissione dalla ribalta culturale e letteraria. Pubblica numerosi testi, belli e maledetti, ma i riconoscimenti arrivano solo postumi.

Animo deciso ed indipendente, mai si piega alla convenienza o al potere.
Si uccide nel settembre del 1971 a Parigi, il giorno dopo la morte del padre, come da lui stesso anticipato con estrema, disarmante lucidità.
Egli vive per cortesia, per i suoi genitori, tanto più che arriva a scrivere in "Ma confession":

"Attendo la morte con impazienza e arrivo ad augurarmi il decesso di mio padre, poiché non oso uccidermi prima che se ne vada.
Il suo corpo non sarà freddo quando io non sarò più al mondo".


Poche ore dopo la morte del padre, infatti, prende dei barbiturici e si taglia la gola. La modalità, con la quale mette in atto l'estremo gesto, testimonia la sua più ferma determinazione.

Il destino vuole che anche la sua morte passasse inosservata.
In Italia purtroppo sono stati pubblicati solo tre testi. Due dalla casa editrice Adelphi, "Post Mortem" e "Breviario del caos" e uno dalla Guida Editori, "Supplemento alla Psycopathia sexualis".

Da condividere o meno: comunque da conoscere!




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