Una piccola storia

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erikaluna
00mercoledì 19 novembre 2008 09:56
Lunedì scorso, in occasione della ricorrenza del 70° anniversario della promulgazione delle leggi razziali, sono venuta a conoscenza che nella scuola dove attualmente lavoro era presente una piccola scuola ebraica. Il racconto del rabbiono che è intervenuto e che a quei tempi era bambino insieme alla ricostrzuione di una storica della resistenza è stato molto arricchente. Ho ascoltato così una storia che non è fatta di grandi eroismi o momenti eclatanti, ma di quotidianità. La maestra e i bambini di questa scuola israelitica subirono tutti la discriminazione razziale con l'allontanamento dalla scuola statale, pur essendo italiani e, nel caso della docente, regolare vincitrice di concorso pubblico. Tuttavia per qualche anno, fino al 1943, questa minuscola scuola sopravvisse in un salotto di una casa privata perchè nell'edificio della scuola i bambini ebrei sarebbero dovuti entrare da un ingresso a parte. Inoltre la scuola si ingrndì perchè la città divenne punto di raccolta di numerosi sfollati provenienti da città con comunità ebraiche importanti, come quella di Torino e Livorno. Mi ha colpito molto il fatto che nel contesto specifico l'insegnante abbia seguito il corso degli eventi, senza probabilmente una percezione profonda di quanto stava per accadere. Sono rimasta impressionata come questi decreti leggi, notoriamente emessi prima in Italia che in Germania, abbiano improvvisamente calpestato la quotidianità delle persone, in particolare dei bambini, alcuni dei quali erano presenti all'incontro: non poter più andare in spiaggia, ritrovarsi senza amici. Tra l'altro questi bambini non volevano andare alla scuola israelitica perchè per loro la classe, i compagni la maestra erano quelli con cui erano stati fino a quel momento, quella che prima era "di tutti". Nelle testimonianze dignitose e accorate dei presenti, a volte mi smarrivo pensando se ci si riferisse al 1938 o al 2008, visto le recenti proposte in fatto di inserimento di alunni stranieri. E' solo una piccola storia, senza lieto fine, visto che molti bambini e la maestra stessa perirono nei campi di concentramento. Ma la memoria è importante, perchè sopravviva specialmente di questi tempi dove alcuni insegnanti specialemtne delle superiori adottano la tesi del negazionismo parlando di olocausto. Eisenhower aveva ragione nell’ordinare che fossero fatti molti filmati e molte foto. Il motivo, lui l’ha spiegato così: 'Che si tenga il massimo della documentazione – che si facciano filmati – che si registrino i testimoni – perchè, in qualche momento durante la storia, qualche idiota potrebbe sostenere che tutto questo non è mai successo'.



Note al margine: Alla fine dell'incontro un'anziana signora è intervenuta dicendo che la mozione Cota serve per aiutare i bambini "malati" a stare tra di loro ( perchè gli stranieri sono malati? oppure intendeva che i disabili devono stare nelle classi a sè???) e che le leggi razziali vanno contestualizzate nel periodo storico di riferimento e comprenderle così come un itnervento positivo del governo fascista per valorizzare e preservare la cultura e l'identità ebraica. Questa è la meraviglia di paese in cui viviamo. Uscendo un'altra signora mi ha raccontava di quando da bimba è scappata dal fascismo andando in Argentina. Non si sarebbe mai sognata di rivivere là nel 1976 certe cose dalle quali fuggì tornando da noi in Italia. Ma l'aria che si respira adesso non le piace per niente.
verdoux47
00giovedì 20 novembre 2008 11:45
sono appena tornato da Bolzano ed ho visto in TV locale un filmato di qualche anno fa, dove l'anziano Andrea Mascagni, storica figura della cultura bolzanina, fondatore del conservatorio di Bolzano e nipote del compositore, dirigente della sezione provinciale del Partito Comunista Italiano, in una intervista diceva: a quel tempo (quello delle leggi razziali) non si parlava e non ci si occupava di politica;

questo mi fa pensare ad oggi, alla televisione delle telenovele ed ai Grillo che dicono che sono tutti uguali ( ... e che quindi non vale la pena di occuparsene e tanto vale tenersi il peggiore);
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