Roma, città aperta
La manifestazione del 30 è stato un punto di passaggio non di arrivo. Quello che questo movimento spontaneo e trasversale ha portato, va oltre gli appuntamenti di agenda.
E' stata una grande emozione. Vedere tutta l'Italia, dalla Valle d'Aosta alla Sicilia. Molti striscioni con vari motti e tanta creatività. Molte famiglie intere in corteo a manifestare, a fianco di docenti, studenti delle suepriori, ricercatori.
Emozione, grande grandissima, quella di esserci. C'ero io, le mie colleghe di adesso, e quelle di ieri. Mia sorella, che è precaria. E i nostri prof di 15 anni fa. I miei alunni. Insomma provenienze spazio temporali disparate ma non disperate, più che arrabbiate, prima di tutte appassionate.
E forse il momento più intenso e in qualche modo sovversivo è stato sul raccordo anulare. Il corteo era iniziato da un paio di ore, probabilmente la gente arrivata a Roma è stata più del previsto, ma dopo tanta strada e tanta rabbia non potevamo fermarci. Così siamo scesi in mezzo al raccordo anulare, vicino a Cinecittà ( fosse mai che stiamo vivendo un film dell'orrore). Ma non siamo soli, c'è una fiumana di gente dietro e davanti a noi che serenamente si avvia alla ricerca della metro. Ci accodiamo con i ragazzi di Sapri e di Ischia. In questi giorni così difficili, viene in mente Saviano e la sua tristezza. Poi vedo questi ragazzi con gli altri della Campania, in particolare quelli di Giugliano, proprio le zone raccontate e filmate in Gomorra. Nei loro occhi la luce di chi non si rassegna, nelle loro voci le grida di chi vuole semplicemente e senza arrendersi dire la sua. E' una meraviglia. Inizialmente abbiamo difficoltà alla metro, siamo troppi. Ma poi i vigilanti sotto le grida partenopee ci lasciano passare. Entriamo tutti, siamo tantissimi. Siamo tutti vicini, non ci si sente soli. Comunque andrà, con il timore che un criminale come quelli di piazza Navona se viene qui e fa il duro prima che ci trovino siamo lontanissimi e irraggiungibili. La paura è un filo sottile che si spezza con la voglia di vivere, di esserci. Fine della corsa, usciamo in Piazza del Popolo. Palloncini, colori, ma soprattutto un milione di gente. E molta che ancora ne arriva dal Pincio, dal corso, come un sangue non impazzito che scorre nella città per portare vita.