Per i tuoi sogni c'è il "personal tuttofare"

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martee1964
00mercoledì 6 febbraio 2008 15:00
Manipolare oggetti invece di bit e realizzare virtualmente qualsiasi prodotto in tre dimensioni, grazie a particolari stampanti tridimensionali in grado di assemblare vere e proprie macchine. Con il Personal Fabricator la fantascienza diventa realtà. È quanto promette Neil Gershenfeld, direttore del Center for Bits and Atoms del Mit - il Massachusetts Institute of Technology - nel libro «Fab. The coming revolution on your desktop: from personal computers to personal fabrication». Dopo quella industriale e quella digitale, la rivoluzione si sposta sullo schermo del pc, rendendo replicabile proprio quel mondo fisico che negli ultimi tempi sembrava così distante da quello virtuale dei bit.

Ruoterà attorno a queste promesse l’intervento di Neil Gershenfeld a Udine in occasione di «InnovAction», sabato 16 febbraio, quando si confronterà con Robert Cailliau, cofondatore del World Wide Web, Hugh Herr, direttore del Biomechatronics Group del Media Lab, Susanne Justesen, ideatrice del network Innoversity, e Giancarlo Michellone, presidente di AREA Science Park, al convegno «Intelligenza artificiale, nanotecnologie e biomeccatronica: le frontiere attuali dell'innovazione».

Qualche dubbio potrebbe nascere dal fatto che il termine «fabricator» (da cui il Fab del titolo) in inglese, oltre che «costruttore», significa anche «mentitore», ma le teorie del brillante professore sono supportate dai fatti: nei laboratori del Center For Bits and Atoms il Fab Lab è una realtà, a confermare l’adagio che «se possiamo immaginarlo, allora vuol dire che si può anche fare». Nel libro Gershenfeld spiega come creare un macchinario miniaturizzato che combina, tramite software e specifiche procedure, componenti elettronici di ampia diffusione con strumenti industriali allo scopo di «costruire altre macchine e oggetti». Insomma, disponendo di un Personal Fabbricator sarebbe possibile assemblare, in garage, oggetti utili su misura e dotarli di un’elettronica ad hoc.

L’idea affonda le sue radici in un corso tenuto al Mit nel 1998 dallo stesso Gershenfeld, «Come realizzare (quasi) ogni cosa». Pensato per una decina di studenti, gli iscritti furono più di 100, motivati dal desiderio di «realizzare cose che avrebbero sempre desiderato, ma che ancora non esistevano». Il Fab Lab è la conseguenza naturale: comprende una fresatrice per realizzare i pezzi di precisione, un «cutter» per produrre circuiti stampati e un software in grado di programmare chip, i «microcontrollers». Oggi uno di questi Fab Lab costerebbe 20 mila dollari e sarebbe grande come un’officina, ma Gershenfeld prevede che il suo destino sarà simile a quello dei pc. Grazie al mercato, questi sistemi potranno scendere a 10 mila e forse a 1000 dollari.

Quando il Fab diventerà come un pc, alla portata di tutti, porterà la programmabilità tipica del mondo digitale a livello del mondo fisico, consentendo la costruzione di una svariata gamma di oggetti, compreso se stesso. La nuova generazione sarà dotata di stampanti ink-jet, in grado di creare immagini tridimensionali, da modelli realizzati su computer, in plastica o altri materiali. In questo modo sarebbe possibile realizzare il guscio di un cellulare o addirittura, combinando la plastica a circuiti elettrici, un cellulare funzionante.

Ma non ci si deve limitare a piccoli oggetti. Gershenfeld si spinge oltre, descrivendo la possibilità di produrre grandi stampanti in grado di creare ponti o edifici. Larry Sass, architetto al Mit, sta sviluppando un Fab per costruire case personalizzate di compensato, al costo di 2 mila dollari. La filosofia è così riassunta dallo stesso Gershenfeld: «Invece di portare la tecnologia dell’informazione alle masse, i Fab Lab portano alla masse lo sviluppo autonomo della tecnologia dell’informazione».

L’unico aspetto sul quale il Fab non influisce è la creatività, che però con questo macchinario sarebbe ulteriormente stimolata dall’accesso a nuovi significati dell’«inventare». E’ una rivoluzione dal possibile impatto devastante: non si avrebbero più soltanto prodotti di massa, scelti per mancanza di alternative, ma ciascuno (o quasi) sarebbe in condizione di creare da sé oggetti unici, secondo le proprie esigenze. Sarebbe soprattutto la nostra cultura dell’«usa e getta» a venire stravolta. I Fab Lab permetterebbero di riassemblare o di riciclare giocattoli, elettrodomestici e qualsiasi altro oggetto di uso quotidiano, cambiandoci la vita.
gioiaedolore
00venerdì 8 febbraio 2008 00:06
tutto è possibile...nella nuova era che avanza.. [SM=g8864]
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