La mancata visita alla Sapienza

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Esperanza76
00lunedì 14 gennaio 2008 21:24
Amici, avete visto che scandalo avverrà all'università degli studi di Roma? Non vogliono il nostro benefattore e papa a portare la sua saggezza tra i giovani.
Lo trovo aberrante, anche perchè il Sommo oltre che Papa è emerito professore. Non capisco quest'astio nei suoi confronti da parte della solita sinistra massimalista e dinformata. Pare stiano organizzando cortei blasfemi, ho sentito parlare di "frocifissione". Mi sento così adirata con loro, anche se non dovrei provare dei sentimenti così negativi.
Quanlcuno di voi andrà a sostenere il nostro papa? [SM=x40790]

Ps.scusate se scrivo poco, ma vi leggo sempre! [SM=x40790]
Bestion.
00martedì 15 gennaio 2008 00:03
Re:
Esperanza76, 14/01/2008 21.24:

Amici, avete visto che scandalo avverrà all'università degli studi di Roma? Non vogliono il nostro benefattore e papa a portare la sua saggezza tra i giovani.
Lo trovo aberrante, anche perchè il Sommo oltre che Papa è emerito professore. Non capisco quest'astio nei suoi confronti da parte della solita sinistra massimalista e dinformata. Pare stiano organizzando cortei blasfemi, ho sentito parlare di "frocifissione". Mi sento così adirata con loro, anche se non dovrei provare dei sentimenti così negativi.
Quanlcuno di voi andrà a sostenere il nostro papa? [SM=x40790]

Ps.scusate se scrivo poco, ma vi leggo sempre! [SM=x40790]




Sono i soliti 4 laicisti teocon dell’elite cultural sic; quelli che, faccio e so tutto io perché la scienza sono me!

Ciò che invece si legge tra le righe e rende la cosa assai grottesca, è la paura, quasi terrore, che questi esimi docenti mostrano d’avere a confrontarsi con un molosso della tempra di Ratzinger: acculturati di quello stampo, lui da solo se li mangia tutti come uno spuntino delle 5. [SM=x40791]


[SM=g27811] [SM=g27823]

elyna.luna
00martedì 15 gennaio 2008 01:20
Re: Re:
Bestion., 15/01/2008 0.03:




Sono i soliti 4 laicisti teocon dell’elite cultural sic; quelli che, faccio e so tutto io perché la scienza sono me!

Ciò che invece si legge tra le righe e rende la cosa assai grottesca, è la paura, quasi terrore, che questi esimi docenti mostrano d’avere a confrontarsi con un molosso della tempra di Ratzinger: acculturati di quello stampo, lui da solo se li mangia tutti come uno spuntino delle 5. [SM=x40791]


[SM=g27811] [SM=g27823]





proprio quattro non sono.. e fra loro ci sono anche professori universitari importanti all'interno dell'università.. quindi..
elyna.luna
00martedì 15 gennaio 2008 02:43
E' l'iniziativa degli studenti de 'La Sapienza' il cui rettore ha invitato Benedetto XVI come ospite d'onore all'inaugurazione dell'anno accademico. Gli studenti: "Vogliamo un'istruzione laica".

La scuola e, in seconda istanza l'università deve, o meglio dovrebbe, preparare alla vita e al mondo del lavoro le giovani generazioni, formarle, istrurile, diffondere loro sapere. Questo ci hanno detto negli ani passati sui libri. E aggiungiamo che il sapere dovrebbe avere un'impostazione laica, in uno stato che dovrebbe esserlo altrettanto.
Invece, per l'inaugurazione del nuovo anno accademico il rettore dell'Università 'La Sapienza' di Roma Renato Guarini ha deciso di invitare, tra gli altri, anche Papa Ratzinger.

La cosa ha provocato la reazione, naturalmente, dei gruppi e collettivi studenteschi, in primis delle realtà LGBT che vivono dentro l'università che hanno indetto per il giorno dell'inaugurazione stessa, il 17 gennaio prossimo, la "Layca Frocessione". Sì, avete letto bene, forcessione. Il gioco di parole è evidente, e anche l'immancabile tono sarcastico.
Ad organzzare l'iniziativa è il Coordinamento Facciamo Breccia che della laicità ha fatto il suo principio fondante. "Riteiamo che tale scelta delle autorità accademiche - si legge nel documento del Coordinamento riferendosi all'invito rivolto a Benedetto XVI- legittimi ulteriormente l'invasione clericale in tutti gli ambiti della vita pubblica italiana, in particolare in quello dell'istruzione e formazione così come nella sanità, già fortemente presi di mira dal monarca vaticano".

Già, perché non dimentichiamolo, le facoltà di medicina delle università e gli ospedali sono legati a doppio filo. E non c'è certo bisogno di ricordare qui le posizioni della Chiesa in temi come l'Aids e le MTS, la contraccezione, l'aborto e così via.
"Cosa dirà Ratzinger a chi frequenta l’Università? - si legge ancora nel comunicato di Facciamo Breccia - Di praticare l’obiezione di coscienza contro la scienza priva di imprimatur religioso? Non è già ciò che accade nelle università cattoliche, abbondantemente foraggiate col denaro pubblico?"
Insomma, gli studenti LGBT romani vedono nella visita di Sua Santità una minaccia all'indipendenza dell'istruzione che loro, poi, dovrebbero ricevere dall'istituzione accademica. Su queste basi nasce l'iniziativa. "Per un'istruzione pubblica, laica e partecipata, contro ogni ingerenza religiosa e ogni dogmatismo -, conclude il comunicato - Facciamo Breccia aderisce alle iniziative di contestazione dei collettivi universitari e partecipa alla mobilitazione con una Layca Frocessione".

Bestion.
00martedì 15 gennaio 2008 13:42
Re: Re: Re:
elyna.luna, 15/01/2008 1.20:




proprio quattro non sono.. e fra loro ci sono anche professori universitari importanti all'interno dell'università.. quindi..




Bèh Elyna, l’obbiettività di certo non è la dote dell’attuale potere mediatico anticattolico che manipola puntualmente la realtà dei fatti, quando si parla di Chiesa, di Pontefice, di Gerarchia etc.
Il mio riferimento ai quattro elitari “gatti”, è nel senso che la “protesta” teocon dell’intellighenzia sinistroide italiana da parte di una 70-ina di docenti, non è per niente rappresentativa di tutti gli altri autorevoli docenti universitari della Sapienza che, ben lieti di accogliere un intellettuale d’indiscusso spessore come Benedetto XVI, nel complesso delle diverse facoltà e per l’anno accademico in corso sono all’incirca tra le 2000-2300 unità, con l’esclusione degli oltre 1000-1500 professori non di ruolo.
A mio avviso, la lacuna di cui soffrono gli emeriti 67 firmatari del dissenso, non consiste tanto nella loro paura di confrontarsi con il prof Ratzinger (tra l’altro, questi baroni dell’intolleranza contraddicono il loro stesso maestro Voltaire per il quale invece vale sempre la pena di permettere ad ognuno la libera espressione del proprio pensiero sebbene non condivisibile), quanto piuttosto al non riconoscere la conciliabilità e complementarietà tra fede e ragione, tra dogma e scienza.


[SM=g27811] [SM=g27823]

elyna.luna
00martedì 15 gennaio 2008 14:02
Re: Re: Re: Re:
Bestion., 15/01/2008 13.42:




Bèh Elyna, l’obbiettività di certo non è la dote dell’attuale potere mediatico anticattolico che manipola puntualmente la realtà dei fatti, quando si parla di Chiesa, di Pontefice, di Gerarchia etc.
Il mio riferimento ai quattro elitari “gatti”, è nel senso che la “protesta” teocon dell’intellighenzia sinistroide italiana da parte di una 70-ina di docenti, non è per niente rappresentativa di tutti gli altri autorevoli docenti universitari della Sapienza che, ben lieti di accogliere un intellettuale d’indiscusso spessore come Benedetto XVI, nel complesso delle diverse facoltà e per l’anno accademico in corso sono all’incirca tra le 2000-2300 unità, con l’esclusione degli oltre 1000-1500 professori non di ruolo.
A mio avviso, la lacuna di cui soffrono gli emeriti 67 firmatari del dissenso, non consiste tanto nella loro paura di confrontarsi con il prof Ratzinger (tra l’altro, questi baroni dell’intolleranza contraddicono il loro stesso maestro Voltaire per il quale invece vale sempre la pena di permettere ad ognuno la libera espressione del proprio pensiero sebbene non condivisibile), quanto piuttosto al non riconoscere la conciliabilità e complementarietà tra fede e ragione, tra dogma e scienza.


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in realtà credo che seguano proprio l'insegnamento di voltaire in quanto vogliono avere la possibilità di dire la loro opinione sulla visita che è stata decisa dal rettore.
Bestion.
00martedì 15 gennaio 2008 14:28
Re: Re: Re: Re: Re:
elyna.luna, 15/01/2008 14.02:




in realtà credo che seguano proprio l'insegnamento di voltaire in quanto vogliono avere la possibilità di dire la loro opinione sulla visita che è stata decisa dal rettore.




Scusa, a me sembra che gli emeriti 67 sinistroidi si comportano esattamente al contrario: sarebbero coerenti con il loro maestro Voltaire se non opponessero alcun’obiezione alla visita di Ratzinger alla Sapienza e si confrontassero serenamente. Va detto inoltre che, l’invito non è avvenuto fra due privati, il Rettore e il Pontefice, bensì è l’Università intera con rappresentanza del rettore verso un prestigioso personaggio. Tra l’altro, la fama della Sapienza, tra le maggiori Università dell’Europa, è anche perché aperta a tutti i confronti, quindi non deve essere egemonizzata da nessuno, tantomeno da una sparuta frangia né da qualsiasi altro o vasto dissenso.
O no?

Ah, leggi sotto cosa dice Baget Bozzo, prete e famoso politologo.


[SM=g27811] [SM=g27823]

Bestion.
00martedì 15 gennaio 2008 14:30



La visita alla Sapienza, Baget Bozzo:
"Le polemiche gioveranno a Ratzinger"


CITTA’ DEL VATICANO - Nella societa' della comunicazione anche le critiche finiscono per giovare a chi ne e' bersaglio, anche se si tratta del Papa. Don Gianni Baget Bozzo (nella foto) e' sicuro che le polemiche di questi giorni non scalfiranno ne' la figura di Benedetto XVI ne', tutto sommato, quella di Roma che si ritrova teatro di una querelle piuttosto ingombrante. "Piuttosto - osserva il sacerdote, responsabile Formazione di Forza Italia - voglio vedere che faranno Mussi e Veltroni e gli altri, che si troveranno a dover scegliere se stare dalla parte del Papa o di chi lo contesta".

"Bello spettacolo... La scienza che censura la fede. Questi professori si richiamano a Galileo e compiono lo stesso processo a ruoli invertiti", dice Baget Bozzo commentando la 'messa all'indice' della visita del Papa da parte dei docenti universitari di Fisica del maggiore Ateneo della Capitale: "Un bel problema per le autorita' che saranno presenti", sospira. "Comunque - pronostica - questa storia giovera' al Papa, perche' nei tempi che viviamo cio' che fa notizia giova, tanto a lui quanto a Roma come teatro di questa vicenda". Messi a posto i contestatori, don Gianni esalta invece la figura di Papa Benedetto e tratteggia una spiegazione di questo clamoroso caso: "Con il tramonto delle ideologie siamo arrivati al confronto tra ragione e fede, senza altre mediazioni. E' un nuovo conflitto che si apre, non so dire come andra' ma del resto la storia e' fatta di conflitti".

A proposito del Papa, questa contestazione ci sarebbe stata anche contro Giovanni Paolo II? "Forse no, ma questo conferma la grandezza di Ratzinger. Giovanni Paolo II aveva affrontato un discorso tra le Nazioni, una rievangelizzazione che pero' non lo identificava con la Chiesa. Guardava piu' all' 'extra' che all' 'intra'. Questo Papa invece - osserva - parla ai cattolici e questo riacutizza lo scontro. Questo e' un Papa che riporta in auge il cattolicesimo e infatti mi piace piu' del suo predecessore". Ma c'e' un ulteriore merito da attribuire a Wojtyla: "E' lui che posto le premesse, e' Giovanni Paolo II che ha messo Ratzinger a capo della Dottrina della fede".


- Petrus -


[SM=g27811] [SM=g27823]

elyna.luna
00martedì 15 gennaio 2008 15:39
Re:
Bestion., 15/01/2008 14.30:




La visita alla Sapienza, Baget Bozzo:
"Le polemiche gioveranno a Ratzinger"


CITTA’ DEL VATICANO - Nella societa' della comunicazione anche le critiche finiscono per giovare a chi ne e' bersaglio, anche se si tratta del Papa. Don Gianni Baget Bozzo (nella foto) e' sicuro che le polemiche di questi giorni non scalfiranno ne' la figura di Benedetto XVI ne', tutto sommato, quella di Roma che si ritrova teatro di una querelle piuttosto ingombrante. "Piuttosto - osserva il sacerdote, responsabile Formazione di Forza Italia - voglio vedere che faranno Mussi e Veltroni e gli altri, che si troveranno a dover scegliere se stare dalla parte del Papa o di chi lo contesta".

"Bello spettacolo... La scienza che censura la fede. Questi professori si richiamano a Galileo e compiono lo stesso processo a ruoli invertiti", dice Baget Bozzo commentando la 'messa all'indice' della visita del Papa da parte dei docenti universitari di Fisica del maggiore Ateneo della Capitale: "Un bel problema per le autorita' che saranno presenti", sospira. "Comunque - pronostica - questa storia giovera' al Papa, perche' nei tempi che viviamo cio' che fa notizia giova, tanto a lui quanto a Roma come teatro di questa vicenda". Messi a posto i contestatori, don Gianni esalta invece la figura di Papa Benedetto e tratteggia una spiegazione di questo clamoroso caso: "Con il tramonto delle ideologie siamo arrivati al confronto tra ragione e fede, senza altre mediazioni. E' un nuovo conflitto che si apre, non so dire come andra' ma del resto la storia e' fatta di conflitti".

A proposito del Papa, questa contestazione ci sarebbe stata anche contro Giovanni Paolo II? "Forse no, ma questo conferma la grandezza di Ratzinger. Giovanni Paolo II aveva affrontato un discorso tra le Nazioni, una rievangelizzazione che pero' non lo identificava con la Chiesa. Guardava piu' all' 'extra' che all' 'intra'. Questo Papa invece - osserva - parla ai cattolici e questo riacutizza lo scontro. Questo e' un Papa che riporta in auge il cattolicesimo e infatti mi piace piu' del suo predecessore". Ma c'e' un ulteriore merito da attribuire a Wojtyla: "E' lui che posto le premesse, e' Giovanni Paolo II che ha messo Ratzinger a capo della Dottrina della fede".


- Petrus -


[SM=g27811] [SM=g27823]




Mhm.. c'è chi direbbe che giovanni paolo non abbia mai lasciato intendere che avrebbe voluto ratzinger al suo posto..
Cmq.. io spero che giovi al papa.. non ho niente contro di lui..
Rimane ilfatto che purtroppo mi pare dopo gli ultimi eventi.. che ratzinger tenti di portare indietro la chiesa di anni e anni..

Bestion.
00martedì 15 gennaio 2008 20:01




Benedetto XVI annulla la visita a ‘La Sapienza’



di Don Antonello Iapicca

CITTA’ DEL VATICANO - Benedetto XVI, dopo una giornata a dir poco frenetica, ha deciso di annullare la visita in programma giovedì mattina presso l’Università ‘La Sapienza’ di Roma a causa delle incivili manifestazioni di protesta programmate per l’occasione e già messe in scena in queste ore da docenti e studenti atei. Gli scienziati e i loro alievi, quindi, non hanno voluto il Papa in uno dei più prestigiosi Atenei italiani. Lui con loro non c'entra, lo considerano un nemico della scienza.

Forse, a rifletterci bene, in tutta questa squallida storia, vi è un fondo di verità. Provvidenzialmente, è proprio il Vangelo (Mc. 1,21-28) ad illuminarci per una lettura seria e profonda degli avvenimenti. La scena è singolarmente molto simile a quella offerta dalle cronache di questi giorni. Gesù scende nella sinagoga di Cafarnao e si mette ad insegnare. I presenti "erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio»". In quell'uomo che si mette a gridare possiamo intravvedere i tanti che non sopportano la presenza del Papa, e, ancor più, il suo insegnamento. E' il timore che ha assalito Erode, il potente di turno, davanti al Bimbo di Betlemme, e quello di tutti i persecutori della Chiesa in ogni angolo della terra e della storia. Non vi è nulla di nuovo in quello che sta accadendo attorno alla visita di Benedetto XVI all'Università La Sapienza. Le parole di questi giorni, gli appelli, le manifestazioni non sono altro che il grido di quanti, accecati e ingannati, non possono sopportare un insegnamento che abbia un'autorità diversa da quella degli scribi, dei maestri di una verità relativa che pretende d'essere assoluta e incontestabile. Immondo vuol dire impuro, ed esprime, etimologicamente, una vasta gamma di significati che possono riassumersi in un sostanziale impedimento al culto. Questo, nella Scrittura, è sempre il fine ultimo dell'uomo, il suo destino, che è la lode. Una vita riuscita, piena, è una vita che si dipana come una liturgia di lode, in sintonia con l'opera e la volontà di Dio. Una vita giusta, santa, pura, sgorgante da un cuore pacificato, capace di amare e discernere, nei singoli eventi, la mano provvidente di Dio. Impuro è, in definitiva, chi non vive una vita piena, vera, santa, la vita per la quale ogni uomo è stato creato. Impuro è chi vede la sua vita fallire, scivolar via, magari tra apparenti successi accademici, magari protesa tra studio e sogni di gloria, ma, inesorabilmente vuota, senza di Lui, la fonte della Vita stessa. Sappiamo poi dalle stesse parole di Gesù che non è l'esterno che rende impuro l'uomo, ma il suo cuore, dove alberga la menzogna, il veleno demoniaco che che lo rende schiavo. Per questo gli ebrei sono stati liberati dalla schiavitù dell'Egitto, per rendere culto a Dio nel deserto, per divenire il popolo libero e obbediente alla Parola, la Torah, il cammino della Vita. Per questo Gesù è entrato nella morte ed è risuscitato, per salvare e liberare ogni uomo dalla schiavitù del peccato e della morte ed introdurlo nel Cielo, nel Paradiso, nella Vita eterna, la vita di lode e di pienezza, della quale la vita terrena ne è un anticipo vissuto nella fede, nella speranza e nell'amore, che è il cuore e la sintesi di ogni Parola di Dio.

Possiamo ora comprendere che cosa agiti il cuore dei cosiddetti scienziati e dei cosiddetti studenti della Sapienza: il malessere provocato dall'impurità, la corruzione d'una purezza originaria, l'inganno che marcisce la vita, una dottrina suadente che non può esaurire i più profondi bisogni del cuore dell'uomo e che spegne lo sguardo limpido sulla vita, sul bene, e sul male. La pretesa orgogliosa di toccare e gestire l'albero della Vita. Come per l'uomo del Vangelo di oggi, il grido svela il dolore e la sofferenza camuffati da sapere scientifico e certezze granitiche. E' infatti l'empirismo friabile delle mezze verità assolutizzate e condite di relativismo che avvilisce l'esistenza, è la schiavitù della paura a riempire cuore e labbra di parole e grida inconsulte. "Si mise a gridare: Che c´entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il Santo di Dio". Pur tormentato e malgrado l´intensità delle sofferenze che lo fanno gridare, non ha abbandonato la sua ipocrisia. È costretto a dire la verità, poiché la sofferenza lo spinge, ma la malizia gli impedisce di dire tutta la verità: "Che c´entri con noi, Gesù Nazareno?". Perché non riconosci il Figlio di Dio? È forse il Nazareno a tormentarti, e non il Figlio di Dio?..." (San Girolamo, Commento sul vangelo di Marco, 2 ; PLS 2, 125s).

Noi riconosciamo negli schiamazzi appellanti di questi giorni il dolore di una generazione che non ascolta, non obbedisce e non riconosce il Figlio di Dio. Ma le grida e gli appelli sono anche l'ennesimo presagio d'una sconfitta. Non delle persone in questione, per carità. Ma dell'architettura intellettuale che le tiene imprigionate e arroccate in difesa dei propri schemi, delle proprie pseudo-certezze. La sconfitta della menzogna, come è apparsa evidente nella manifestazione a favore della famiglia celebrata a Madrid il 30 dicembre dello scorso anno. Grida che testimoniano il potere di Gesù, lo stesso consegnato alla Parola profetica annunciata dal Papa e dalla Sua Chiesa. Per questo il mondo, e non solo quello accademico, non accetta nessuna voce fuori dal coro, nessuna dottrina insegnata con autorità, l'autorità della verità, che è la carità. Prima Gesù, poi la Sua Chiesa, è stato profetizzato. Ogni regime che si rispetti ha sempre tentato di imbavagliare la voce della Chiesa e la Parola del Vangelo. Ma, come scriveva San Paolo, il Vangelo non è incatenato. Esattamente come appare nel passo del Vangelo, proprio queste grida scomposte segnano l'inizio della fine, manifestano la consapevolezza della rovina: "Si mise a gridare: Che c´entri con noi?". “Grida così un individuo che si esprime in nome di altri; questo prova che ha coscienza di essere stato vinto, insieme ai suoi" (San Girolamo, Commento al Vangelo di Marco, 2 ; PLS 2, 125s). Accanto ad una grande pena, questi eventi ci rallegrano e ci confortano. Dio è qui con noi, con questa generazione, ha inviato ancora il suo profeta, e con lui, la sua Chiesa. Essa è viva, depositaria di una Parola eterna, di una Dottrina nuova insegnata con autorità, per la salvezza di ogni uomo. "Ubi ergo Petrus, ibi ecclesia; ubi ecclesia, ibi nulla mors, sed vita eterna"; "Dove c'e Pietro, lì c'è la Chiesa; dove c'è la Chiesa lì non c'è affatto morte ma vita eterna" (Sant'Ambrogio, Enarrationes in XII Psalmos davidicos; PL 14, 1082). E' questa Vita eterna che sta raggiungendo, da duemila anni, ogni angolo del mondo.

Ed ora anche l'Università La Sapienza di Roma. Sì, il Papa e la Chiesa hanno questo potere, questa autorità, che è quella dell'amore e della verità. Sì, questa Vita che si sprigiona da parole e vite concrete quali quelle della Chiesa hanno il potere di smascherare le menzogne del demonio, e di sottometterne la forza. La Chiesa libera, la Chiesa salva, purifica, santifica. La Chiesa dona la vita, e la gioia, e la pace. Anche per questo non ci stupiamo dell'ostilità, anzi ce ne rallegriamo. Sì, ce ne rallegriamo, perchè è il segno incontrovertibile dell'autorità e del potere della parola del Papa, capace di stanare gli inganni e i sofismi del demonio anche oggi, anche sui giornali, tra le aule delle università, come nelle nostre vite. La Chiesa ed il suo Pastore non sono omologati, non hanno piegato le ginocchia agli idoli e alle potenze di questo mondo, oggi come ieri. Non può esserci alleanza tra la luce e le tenebre, tra Cristo e Belial. Per questo, al di là della tristezza che ci prende nel vedere quanta ignoranza alberghi nei luoghi che dovrebbero trasmettere sapienza, al di là della più che legittima apologia e dell'urgente difesa del Papa, desideriamo sottolineare che, anche questi eventi, sono un segno dei tempi, un segno della Luce delle Genti, la Parola che è Cristo, incarnata nella Sua Chiesa, luce che brilla nelle tenebre, che, spesso, non possono e non desiderano accoglierla.

Per questo l'ostilità dei sapienti di questo mondo ci incoraggia e ci spinge allo zelo, ad evengelizzare, ad annunciare Gesù Cristo. Ovunque, anche all'Università. Perchè si compia il Vangelo, perchè la Parola del Kerygma, l'annuncio della Verità, strappi questa generazione dal potere del demonio, del peccato, della morte. Perchè l'autorità della Parola guarisca ogni uomo, anche tra sofferenze, difficoltà e persecuzioni, come accade all'uomo del Vangelo salvato dalla Parola di Gesù, e attraverso un lungo cammino di conversione. "Taci! Esci da quell'uomo!". Ecco la parola di Gesù, ecco la sintesi di ogni parola del Papa e della Chiesa. All'annuncio della verità tace la menzogna, e, spurgata come acido velenoso, mostra, tra sofferenze spesso indicibili, quanto male abbia fatto all'uomo. E' questa la missione della Chiesa, irrinunciabile. "Dio ha voluto salvarci andando lui stesso fino in fondo all´abisso della morte, perché ogni uomo, anche chi è caduto tanto in basso da non vedere più il cielo, possa trovare la mano di Dio a cui aggrapparsi e risalire dalle tenebre a rivedere la luce per la quale egli è fatto. Tutti sentiamo, tutti percepiamo interiormente che la nostra esistenza è un desiderio di vita che invoca una pienezza, una salvezza" (Benedetto XVI, Omelia nella Festa del Battesimo di Gesù, 13 gennaio 2008). Con la predicazione e l'annuncio della Verità che è Cristo, il Papa e la Chiesa guidano l'umanità al compimento di questa pienezza, alle acque della Vita che non muore, perchè "questa pienezza di vita ci viene data nel Battesimo" (Benedetto XVI, ibid.).

A noi quindi il dovere di pregare con il Papa e per il Papa: "Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi". (Benedetto XVI, iniziando il suo Pontificato). E, con lui, non fugga la Chiesa, non fugga nessuno di noi, ma tutti, con valentia e coraggio, annunciamo la vittoria di Gesù Cristo.


- Petrus -



[SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]



elyna.luna
00martedì 15 gennaio 2008 23:02
le manifestazioni non erano incivili.. ma pacifiche..
Non credo che ci sia il male dietro.. ma la liberà scelta di decidere della propria vita.. e del fatto che non tutti credono nella religione cattolica.. e non per questo sono da redimere..
Sihaya.b16247
00martedì 15 gennaio 2008 23:28
Re:
elyna.luna, 15/01/2008 23.02:

le manifestazioni non erano incivili.. ma pacifiche..
Non credo che ci sia il male dietro.. ma la liberà scelta di decidere della propria vita.. e del fatto che non tutti credono nella religione cattolica.. e non per questo sono da redimere..



Una manifestazione "pacifica" è quella che manifesta il proprio dissenso DOPO che l'altro ha espresso il proprio parere, nell'apertura del dialogo e del confronto libero e sereno.

Io penso che quegli studenti di ultrasinistra farebbero bene a fare un'esame di coscienza, visto che nei paesi del "socialismo reale" ai dissidenti non era riservato un trattamento amichevole.


elyna.luna
00martedì 15 gennaio 2008 23:49
Re: Re:
Sihaya.b16247, 15/01/2008 23.28:



Una manifestazione "pacifica" è quella che manifesta il proprio dissenso DOPO che l'altro ha espresso il proprio parere, nell'apertura del dialogo e del confronto libero e sereno.

Io penso che quegli studenti di ultrasinistra farebbero bene a fare un'esame di coscienza, visto che nei paesi del "socialismo reale" ai dissidenti non era riservato un trattamento amichevole.






è pacifica quella che si tiene se non si approva qualcosa.. e ora non prendiamoci in firo ma il parere del papa su queesti argomenti si sa..
Bestion.
00mercoledì 16 gennaio 2008 00:09
Re: Re:
Sihaya.b16247, 15/01/2008 23.28:



Una manifestazione "pacifica" è quella che manifesta il proprio dissenso DOPO che l'altro ha espresso il proprio parere, nell'apertura del dialogo e del confronto libero e sereno.

Io penso che quegli studenti di ultrasinistra farebbero bene a fare un'esame di coscienza, visto che nei paesi del "socialismo reale" ai dissidenti non era riservato un trattamento amichevole.






Appoggiane Sonia, altri commenti a tanto squallore li trovo inutili.

[SM=g27811]



PS. Forse sarebbe meglio unire con questo o l’altro 3d inerente allo stesso tema.
Che ne dici? [SM=g27823]
Seelyon
00mercoledì 16 gennaio 2008 05:16
Frequento la Sapienza e onestamente non ho partecipato alla manifestazione ma sarei buggiarda se dicesse che la visita di Ratzinger mi avrebbe fatto piacere...Fosse stato il precedente papa bene, un'altra persona tanto di cappello...ma Benedetto XVI non lo reggo, non posso farci nulla (infatti non sono iscritta a questo forum per lui ma perchè mi interesso di religioni).
Il diritto di parola, è vero, non deve essere negato a nessuno...ma in questo caso direi che Ratzinger ha i mezzi e la posizione perchè lo ascolti il mondo intero (e i colleghi e professori dell'università a prescindere dal luogo)...per cui non credo gli venga tolto poi molto...semplicemente è andato incontro alla disapprovazione che molti hanno nei suoi confronti, cosa che, a differenza di quanto si possa dire per lui, non ha alcuna influenza sulla scelta del papa e il parere e pressochè irrilevante...del resto non esiste solo la folla emozionata sotto il suo balcone.
elyna.luna
00mercoledì 16 gennaio 2008 13:07
Re:
Seelyon, 16/01/2008 5.16:

Frequento la Sapienza e onestamente non ho partecipato alla manifestazione ma sarei buggiarda se dicesse che la visita di Ratzinger mi avrebbe fatto piacere...Fosse stato il precedente papa bene, un'altra persona tanto di cappello...ma Benedetto XVI non lo reggo, non posso farci nulla (infatti non sono iscritta a questo forum per lui ma perchè mi interesso di religioni).
Il diritto di parola, è vero, non deve essere negato a nessuno...ma in questo caso direi che Ratzinger ha i mezzi e la posizione perchè lo ascolti il mondo intero (e i colleghi e professori dell'università a prescindere dal luogo)...per cui non credo gli venga tolto poi molto...semplicemente è andato incontro alla disapprovazione che molti hanno nei suoi confronti, cosa che, a differenza di quanto si possa dire per lui, non ha alcuna influenza sulla scelta del papa e il parere e pressochè irrilevante...del resto non esiste solo la folla emozionata sotto il suo balcone.




eh... quoto..
Bestion.
00mercoledì 16 gennaio 2008 18:28



Scusa Gloria (Paparatzifan) ma non c’ho resistito di rubarti le foto. [SM=x40791]







[SM=g27811] [SM=g27823]
elyna.luna
00mercoledì 16 gennaio 2008 18:34
Re:
Bestion., 16/01/2008 18.28:




Scusa Gloria (Paparatzifan) ma non c’ho resistito di rubarti le foto. [SM=x40791]







[SM=g27811] [SM=g27823]


è stato un bellissimo gesto da parte degli studenti che lo volevano.


|Voce nel deserto|
00mercoledì 16 gennaio 2008 20:12
Re:
Seelyon, 16/01/2008 5.16:

Frequento la Sapienza e onestamente non ho partecipato alla manifestazione ma sarei buggiarda se dicesse che la visita di Ratzinger mi avrebbe fatto piacere...Fosse stato il precedente papa bene, un'altra persona tanto di cappello...ma Benedetto XVI non lo reggo, non posso farci nulla (infatti non sono iscritta a questo forum per lui ma perchè mi interesso di religioni).
Il diritto di parola, è vero, non deve essere negato a nessuno...ma in questo caso direi che Ratzinger ha i mezzi e la posizione perchè lo ascolti il mondo intero (e i colleghi e professori dell'università a prescindere dal luogo)...per cui non credo gli venga tolto poi molto...semplicemente è andato incontro alla disapprovazione che molti hanno nei suoi confronti, cosa che, a differenza di quanto si possa dire per lui, non ha alcuna influenza sulla scelta del papa e il parere e pressochè irrilevante...del resto non esiste solo la folla emozionata sotto il suo balcone.


più che disapprovazione si tratta di intolleranza e ottusità mentale. Inoltre a definirli "molti" ce ne vuole, in realtà si tratta di prepotenza di pochi.

Seelyon
00mercoledì 16 gennaio 2008 22:18
Re: Re:
|Voce nel deserto|, 16/01/2008 20.12:


più che disapprovazione si tratta di intolleranza e ottusità mentale. Inoltre a definirli "molti" ce ne vuole, in realtà si tratta di prepotenza di pochi.





Tieni in considerazione il fatto che anche al di fuori di quell'università c'è chi non approva il papa (anche se ovviamente in questo caso si parla di quel contesto).
In ogni caso non credo, e scusa per i modi, che in quest'ambito si possano accusare gli altri di essere intolleranti e ottusi...mi par di vedere una presenza molto forte sul forum di persone di questo tipo...che però vengono approvate perchè cattoliche, cristiane e adoratrici del papa!
Sihaya.b16247
00mercoledì 16 gennaio 2008 22:31
Re:
Seelyon, 16/01/2008 5.16:

Frequento la Sapienza e onestamente non ho partecipato alla manifestazione ma sarei buggiarda se dicesse che la visita di Ratzinger mi avrebbe fatto piacere...Fosse stato il precedente papa bene, un'altra persona tanto di cappello...ma Benedetto XVI non lo reggo, non posso farci nulla (infatti non sono iscritta a questo forum per lui ma perchè mi interesso di religioni).



Frequenti l'università? Vai a studiare l'italiano, prima che ti boccino al concorso in magistratura...
elyna.luna
00giovedì 17 gennaio 2008 13:12
Re: Re:
Sihaya.b16247, 16/01/2008 22.31:



Frequenti l'università? Vai a studiare l'italiano, prima che ti boccino al concorso in magistratura...




mamma mia... che acidume... mai successo di sbagliare a digitare?...
Bisogna essere buoni e pazienti.. lo insegna la chiesa.
Sihaya.b16247
00giovedì 17 gennaio 2008 15:58
Re: Re: Re:
elyna.luna, 17/01/2008 13.12:




mamma mia... che acidume... mai successo di sbagliare a digitare?...
Bisogna essere buoni e pazienti.. lo insegna la chiesa.



Si dice sempre così... [SM=g27823] E' poi lo faccio per il suo bene! [SM=x40791]

elyna.luna
00giovedì 17 gennaio 2008 16:42
Re: Re: Re: Re:
Sihaya.b16247, 17/01/2008 15.58:



Si dice sempre così... [SM=g27823] E' poi lo faccio per il suo bene! [SM=x40791]




è giusto!!.. bisogna sempre preoccuparsi per gli altri..!! [SM=x40801]
Seelyon
00giovedì 17 gennaio 2008 18:25
Re: Re:
Sihaya.b16247, 16/01/2008 22.31:



Frequenti l'università? Vai a studiare l'italiano, prima che ti boccino al concorso in magistratura...



In primis non faccio magistratura.
Poi: l'italiano lo conosco perfettamente e, tralasciando gli errori di battitura, non credo che sia una cosa a cui attaccarsi per evitare di rispondere a ciò che scrivo...ma del resto sto rispondendo a qualcuno che giudica la relgione altrui senza conoscerla e che si punge se si hanno opinioni differenti dalle proprie (e non mi riferisco a tutti i partecipanti al forum ma solo a te).

scusate per il tono poco simpatico di questa risposta.

Bestion.
00giovedì 17 gennaio 2008 20:00
i mali moderni dell'ateismo marxista fascista... contro l'uomo e la ragione
elyna.luna, 16/01/2008 18.34:


è stato un bellissimo gesto da parte degli studenti che lo volevano.






Ad ogni modo se hai pazienza, leggiti con calma il discorso che, Benedetto XVI avrebbe dovuto fare alla Sapienza e che tanto ha terrorizzato gli oltranzisti baroni dell'illuminismo laicista.


[SM=g27811] [SM=g27823]


Bestion.
00giovedì 17 gennaio 2008 20:03
i mali moderni dell'ateismo marxista fascista... contro l'uomo e la ragione






Il testo su Papato e università che Benedetto XVI
avrebbe letto alla Sapienza di Roma


Non vengo a imporre la fede
ma a sollecitare il coraggio per la verità




Magnifico Rettore,
Autorità politiche e civili,
Illustri docenti e personale tecnico amministrativo,
cari giovani studenti!

È per me motivo di profonda gioia incontrare la comunità della "Sapienza - Università di Roma" in occasione della inaugurazione dell'anno accademico. Da secoli ormai questa Università segna il cammino e la vita della città di Roma, facendo fruttare le migliori energie intellettuali in ogni campo del sapere. Sia nel tempo in cui, dopo la fondazione voluta dal Papa Bonifacio VIII, l'istituzione era alle dirette dipendenze dell'Autorità ecclesiastica, sia successivamente quando lo Studium Urbis si è sviluppato come istituzione dello Stato italiano, la vostra comunità accademica ha conservato un grande livello scientifico e culturale, che la colloca tra le più prestigiose università del mondo. Da sempre la Chiesa di Roma guarda con simpatia e ammirazione a questo centro universitario, riconoscendone l'impegno, talvolta arduo e faticoso, della ricerca e della formazione delle nuove generazioni. Non sono mancati in questi ultimi anni momenti significativi di collaborazione e di dialogo. Vorrei ricordare, in particolare, l'Incontro mondiale dei Rettori in occasione del Giubileo delle Università, che ha visto la vostra comunità farsi carico non solo dell'accoglienza e dell'organizzazione, ma soprattutto della profetica e complessa proposta della elaborazione di un "nuovo umanesimo per il terzo millennio".

Mi è caro, in questa circostanza, esprimere la mia gratitudine per l'invito che mi è stato rivolto a venire nella vostra università per tenervi una lezione. In questa prospettiva mi sono posto innanzitutto la domanda: Che cosa può e deve dire un Papa in un'occasione come questa? Nella mia lezione a Ratisbona ho parlato, sì, da Papa, ma soprattutto ho parlato nella veste del già professore di quella mia università, cercando di collegare ricordi ed attualità. Nell'università "Sapienza", l'antica università di Roma, però, sono invitato proprio come Vescovo di Roma, e perciò debbo parlare come tale. Certo, la "Sapienza" era un tempo l'università del Papa, ma oggi è un'università laica con quell'autonomia che, in base al suo stesso concetto fondativo, ha fatto sempre parte della natura di università, la quale deve essere legata esclusivamente all'autorità della verità. Nella sua libertà da autorità politiche ed ecclesiastiche l'università trova la sua funzione particolare, proprio anche per la società moderna, che ha bisogno di un'istituzione del genere.

Ritorno alla mia domanda di partenza: Che cosa può e deve dire il Papa nell'incontro con l'università della sua città? Riflettendo su questo interrogativo, mi è sembrato che esso ne includesse due altri, la cui chiarificazione dovrebbe condurre da sé alla risposta. Bisogna, infatti, chiedersi: Qual è la natura e la missione del Papato? E ancora: Qual è la natura e la missione dell'università? Non vorrei in questa sede trattenere Voi e me in lunghe disquisizioni sulla natura del Papato. Basti un breve accenno. Il Papa è anzitutto Vescovo di Roma e come tale, in virtù della successione all'Apostolo Pietro, ha una responsabilità episcopale nei riguardi dell'intera Chiesa cattolica. La parola "vescovo"-episkopos, che nel suo significato immediato rimanda a "sorvegliante", già nel Nuovo Testamento è stata fusa insieme con il concetto biblico di Pastore: egli è colui che, da un punto di osservazione sopraelevato, guarda all'insieme, prendendosi cura del giusto cammino e della coesione dell'insieme. In questo senso, tale designazione del compito orienta lo sguardo anzitutto verso l'interno della comunità credente. Il Vescovo - il Pastore - è l'uomo che si prende cura di questa comunità; colui che la conserva unita mantenendola sulla via verso Dio, indicata secondo la fede cristiana da Gesù - e non soltanto indicata: Egli stesso è per noi la via. Ma questa comunità della quale il Vescovo si prende cura - grande o piccola che sia - vive nel mondo; le sue condizioni, il suo cammino, il suo esempio e la sua parola influiscono inevitabilmente su tutto il resto della comunità umana nel suo insieme. Quanto più grande essa è, tanto più le sue buone condizioni o il suo eventuale degrado si ripercuoteranno sull'insieme dell'umanità. Vediamo oggi con molta chiarezza come le condizioni delle religioni e come la situazione della Chiesa - le sue crisi e i suoi rinnovamenti - agiscano sull'insieme dell'umanità. Così il Papa, proprio come Pastore della sua comunità, è diventato sempre di più anche una voce della ragione etica dell'umanità.

Qui, però, emerge subito l'obiezione, secondo cui il Papa, di fatto, non parlerebbe veramente in base alla ragione etica, ma trarrebbe i suoi giudizi dalla fede e per questo non potrebbe pretendere una loro validità per quanti non condividono questa fede. Dovremo ancora ritornare su questo argomento, perché si pone qui la questione assolutamente fondamentale: Che cosa è la ragione? Come può un'affermazione - soprattutto una norma morale - dimostrarsi "ragionevole"? A questo punto vorrei per il momento solo brevemente rilevare che John Rawls, pur negando a dottrine religiose comprensive il carattere della ragione "pubblica", vede tuttavia nella loro ragione "non pubblica" almeno una ragione che non potrebbe, nel nome di una razionalità secolaristicamente indurita, essere semplicemente disconosciuta a coloro che la sostengono. Egli vede un criterio di questa ragionevolezza fra l'altro nel fatto che simili dottrine derivano da una tradizione responsabile e motivata, in cui nel corso di lunghi tempi sono state sviluppate argomentazioni sufficientemente buone a sostegno della relativa dottrina. In questa affermazione mi sembra importante il riconoscimento che l'esperienza e la dimostrazione nel corso di generazioni, il fondo storico dell'umana sapienza, sono anche un segno della sua ragionevolezza e del suo perdurante significato. Di fronte ad una ragione a-storica che cerca di autocostruirsi soltanto in una razionalità a-storica, la sapienza dell'umanità come tale - la sapienza delle grandi tradizioni religiose - è da valorizzare come realtà che non si può impunemente gettare nel cestino della storia delle idee.

Ritorniamo alla domanda di partenza. Il Papa parla come rappresentante di una comunità credente, nella quale durante i secoli della sua esistenza è maturata una determinata sapienza della vita; parla come rappresentante di una comunità che custodisce in sé un tesoro di conoscenza e di esperienza etiche, che risulta importante per l'intera umanità: in questo senso parla come rappresentante di una ragione etica.

Ma ora ci si deve chiedere: E che cosa è l'università? Qual è il suo compito? È una domanda gigantesca alla quale, ancora una volta, posso cercare di rispondere soltanto in stile quasi telegrafico con qualche osservazione. Penso si possa dire che la vera, intima origine dell'università stia nella brama di conoscenza che è propria dell'uomo. Egli vuol sapere che cosa sia tutto ciò che lo circonda. Vuole verità. In questo senso si può vedere l'interrogarsi di Socrate come l'impulso dal quale è nata l'università occidentale. Penso ad esempio - per menzionare soltanto un testo - alla disputa con Eutifrone, che di fronte a Socrate difende la religione mitica e la sua devozione. A ciò Socrate contrappone la domanda: "Tu credi che fra gli dei esistano realmente una guerra vicendevole e terribili inimicizie e combattimenti ... Dobbiamo, Eutifrone, effettivamente dire che tutto ciò è vero?" (6 b - c). In questa domanda apparentemente poco devota - che, però, in Socrate derivava da una religiosità più profonda e più pura, dalla ricerca del Dio veramente divino - i cristiani dei primi secoli hanno riconosciuto se stessi e il loro cammino. Hanno accolto la loro fede non in modo positivista, o come la via d'uscita da desideri non appagati; l'hanno compresa come il dissolvimento della nebbia della religione mitologica per far posto alla scoperta di quel Dio che è Ragione creatrice e al contempo Ragione-Amore. Per questo, l'interrogarsi della ragione sul Dio più grande come anche sulla vera natura e sul vero senso dell'essere umano era per loro non una forma problematica di mancanza di religiosità, ma faceva parte dell'essenza del loro modo di essere religiosi. Non avevano bisogno, quindi, di sciogliere o accantonare l'interrogarsi socratico, ma potevano, anzi, dovevano accoglierlo e riconoscere come parte della propria identità la ricerca faticosa della ragione per raggiungere la conoscenza della verità intera. Poteva, anzi doveva così, nell'ambito della fede cristiana, nel mondo cristiano, nascere l'università.

È necessario fare un ulteriore passo. L'uomo vuole conoscere - vuole verità. Verità è innanzitutto una cosa del vedere, del comprendere, della theoría, come la chiama la tradizione greca. Ma la verità non è mai soltanto teorica. Agostino, nel porre una correlazione tra le Beatitudini del Discorso della Montagna e i doni dello Spirito menzionati in Isaia 11, ha affermato una reciprocità tra "scientia" e "tristitia": il semplice sapere, dice, rende tristi. E di fatto - chi vede e apprende soltanto tutto ciò che avviene nel mondo, finisce per diventare triste. Ma verità significa di più che sapere: la conoscenza della verità ha come scopo la conoscenza del bene. Questo è anche il senso dell'interrogarsi socratico: Qual è quel bene che ci rende veri? La verità ci rende buoni, e la bontà è vera: è questo l'ottimismo che vive nella fede cristiana, perché ad essa è stata concessa la visione del Logos, della Ragione creatrice che, nell'incarnazione di Dio, si è rivelata insieme come il Bene, come la Bontà stessa.

Nella teologia medievale c'è stata una disputa approfondita sul rapporto tra teoria e prassi, sulla giusta relazione tra conoscere ed agire - una disputa che qui non dobbiamo sviluppare. Di fatto l'università medievale con le sue quattro Facoltà presenta questa correlazione. Cominciamo con la Facoltà che, secondo la comprensione di allora, era la quarta, quella di medicina. Anche se era considerata più come "arte" che non come scienza, tuttavia, il suo inserimento nel cosmo dell'universitas significava chiaramente che era collocata nell'ambito della razionalità, che l'arte del guarire stava sotto la guida della ragione e veniva sottratta all'ambito della magia. Guarire è un compito che richiede sempre più della semplice ragione, ma proprio per questo ha bisogno della connessione tra sapere e potere, ha bisogno di appartenere alla sfera della ratio. Inevitabilmente appare la questione della relazione tra prassi e teoria, tra conoscenza ed agire nella Facoltà di giurisprudenza. Si tratta del dare giusta forma alla libertà umana che è sempre libertà nella comunione reciproca: il diritto è il presupposto della libertà, non il suo antagonista. Ma qui emerge subito la domanda: Come s'individuano i criteri di giustizia che rendono possibile una libertà vissuta insieme e servono all'essere buono dell'uomo? A questo punto s'impone un salto nel presente: è la questione del come possa essere trovata una normativa giuridica che costituisca un ordinamento della libertà, della dignità umana e dei diritti dell'uomo. È la questione che ci occupa oggi nei processi democratici di formazione dell'opinione e che al contempo ci angustia come questione per il futuro dell'umanità. Jürgen Habermas esprime, a mio parere, un vasto consenso del pensiero attuale, quando dice che la legittimità di una carta costituzionale, quale presupposto della legalità, deriverebbe da due fonti: dalla partecipazione politica egualitaria di tutti i cittadini e dalla forma ragionevole in cui i contrasti politici vengono risolti. Riguardo a questa "forma ragionevole" egli annota che essa non può essere solo una lotta per maggioranze aritmetiche, ma che deve caratterizzarsi come un "processo di argomentazione sensibile alla verità" (wahrheitssensibles Argumentationsverfahren). È detto bene, ma è cosa molto difficile da trasformare in una prassi politica. I rappresentanti di quel pubblico "processo di argomentazione" sono - lo sappiamo - prevalentemente i partiti come responsabili della formazione della volontà politica. Di fatto, essi avranno immancabilmente di mira soprattutto il conseguimento di maggioranze e con ciò baderanno quasi inevitabilmente ad interessi che promettono di soddisfare; tali interessi però sono spesso particolari e non servono veramente all'insieme. La sensibilità per la verità sempre di nuovo viene sopraffatta dalla sensibilità per gli interessi. Io trovo significativo il fatto che Habermas parli della sensibilità per la verità come di elemento necessario nel processo di argomentazione politica, reinserendo così il concetto di verità nel dibattito filosofico ed in quello politico.

Ma allora diventa inevitabile la domanda di Pilato: Che cos'è la verità? E come la si riconosce? Se per questo si rimanda alla "ragione pubblica", come fa Rawls, segue necessariamente ancora la domanda: Che cosa è ragionevole? Come una ragione si dimostra ragione vera? In ogni caso, si rende in base a ciò evidente che, nella ricerca del diritto della libertà, della verità della giusta convivenza devono essere ascoltate istanze diverse rispetto a partiti e gruppi d'interesse, senza con ciò voler minimamente contestare la loro importanza. Torniamo così alla struttura dell'università medievale. Accanto a quella di giurisprudenza c'erano le Facoltà di filosofia e di teologia, a cui era affidata la ricerca sull'essere uomo nella sua totalità e con ciò il compito di tener desta la sensibilità per la verità. Si potrebbe dire addirittura che questo è il senso permanente e vero di ambedue le Facoltà: essere custodi della sensibilità per la verità, non permettere che l'uomo sia distolto dalla ricerca della verità. Ma come possono esse corrispondere a questo compito? Questa è una domanda per la quale bisogna sempre di nuovo affaticarsi e che non è mai posta e risolta definitivamente. Così, a questo punto, neppure io posso offrire propriamente una risposta, ma piuttosto un invito a restare in cammino con questa domanda - in cammino con i grandi che lungo tutta la storia hanno lottato e cercato, con le loro risposte e con la loro inquietudine per la verità, che rimanda continuamente al di là di ogni singola risposta.

Teologia e filosofia formano in ciò una peculiare coppia di gemelli, nella quale nessuna delle due può essere distaccata totalmente dall'altra e, tuttavia, ciascuna deve conservare il proprio compito e la propria identità. È merito storico di san Tommaso d'Aquino - di fronte alla differente risposta dei Padri a causa del loro contesto storico - di aver messo in luce l'autonomia della filosofia e con essa il diritto e la responsabilità propri della ragione che s'interroga in base alle sue forze. Differenziandosi dalle filosofie neoplatoniche, in cui religione e filosofia erano inseparabilmente intrecciate, i Padri avevano presentato la fede cristiana come la vera filosofia, sottolineando anche che questa fede corrisponde alle esigenze della ragione in ricerca della verità; che la fede è il "sì" alla verità, rispetto alle religioni mitiche diventate semplice consuetudine. Ma poi, al momento della nascita dell'università, in Occidente non esistevano più quelle religioni, ma solo il cristianesimo, e così bisognava sottolineare in modo nuovo la responsabilità propria della ragione, che non viene assorbita dalla fede. Tommaso si trovò ad agire in un momento privilegiato: per la prima volta gli scritti filosofici di Aristotele erano accessibili nella loro integralità; erano presenti le filosofie ebraiche ed arabe, come specifiche appropriazioni e prosecuzioni della filosofia greca. Così il cristianesimo, in un nuovo dialogo con la ragione degli altri, che veniva incontrando, dovette lottare per la propria ragionevolezza. La Facoltà di filosofia che, come cosiddetta "Facoltà degli artisti", fino a quel momento era stata solo propedeutica alla teologia, divenne ora una Facoltà vera e propria, un partner autonomo della teologia e della fede in questa riflessa. Non possiamo qui soffermarci sull'avvincente confronto che ne derivò. Io direi che l'idea di san Tommaso circa il rapporto tra filosofia e teologia potrebbe essere espressa nella formula trovata dal Concilio di Calcedonia per la cristologia: filosofia e teologia devono rapportarsi tra loro "senza confusione e senza separazione". "Senza confusione" vuol dire che ognuna delle due deve conservare la propria identità. La filosofia deve rimanere veramente una ricerca della ragione nella propria libertà e nella propria responsabilità; deve vedere i suoi limiti e proprio così anche la sua grandezza e vastità. La teologia deve continuare ad attingere ad un tesoro di conoscenza che non ha inventato essa stessa, che sempre la supera e che, non essendo mai totalmente esauribile mediante la riflessione, proprio per questo avvia sempre di nuovo il pensiero. Insieme al "senza confusione" vige anche il "senza separazione": la filosofia non ricomincia ogni volta dal punto zero del soggetto pensante in modo isolato, ma sta nel grande dialogo della sapienza storica, che essa criticamente e insieme docilmente sempre di nuovo accoglie e sviluppa; ma non deve neppure chiudersi davanti a ciò che le religioni ed in particolare la fede cristiana hanno ricevuto e donato all'umanità come indicazione del cammino. Varie cose dette da teologi nel corso della storia o anche tradotte nella pratica dalle autorità ecclesiali, sono state dimostrate false dalla storia e oggi ci confondono. Ma allo stesso tempo è vero che la storia dei santi, la storia dell'umanesimo cresciuto sulla basa della fede cristiana dimostra la verità di questa fede nel suo nucleo essenziale, rendendola con ciò anche un'istanza per la ragione pubblica. Certo, molto di ciò che dicono la teologia e la fede può essere fatto proprio soltanto all'interno della fede e quindi non può presentarsi come esigenza per coloro ai quali questa fede rimane inaccessibile. È vero, però, al contempo che il messaggio della fede cristiana non è mai soltanto una "comprehensive religious doctrine" nel senso di Rawls, ma una forza purificatrice per la ragione stessa, che aiuta ad essere più se stessa. Il messaggio cristiano, in base alla sua origine, dovrebbe essere sempre un incoraggiamento verso la verità e così una forza contro la pressione del potere e degli interessi.

Ebbene, finora ho solo parlato dell'università medievale, cercando tuttavia di lasciar trasparire la natura permanente dell'università e del suo compito. Nei tempi moderni si sono dischiuse nuove dimensioni del sapere, che nell'università sono valorizzate soprattutto in due grandi ambiti: innanzitutto nelle scienze naturali, che si sono sviluppate sulla base della connessione di sperimentazione e di presupposta razionalità della materia; in secondo luogo, nelle scienze storiche e umanistiche, in cui l'uomo, scrutando lo specchio della sua storia e chiarendo le dimensioni della sua natura, cerca di comprendere meglio se stesso. In questo sviluppo si è aperta all'umanità non solo una misura immensa di sapere e di potere; sono cresciuti anche la conoscenza e il riconoscimento dei diritti e della dignità dell'uomo, e di questo possiamo solo essere grati. Ma il cammino dell'uomo non può mai dirsi completato e il pericolo della caduta nella disumanità non è mai semplicemente scongiurato: come lo vediamo nel panorama della storia attuale! Il pericolo del mondo occidentale - per parlare solo di questo - è oggi che l'uomo, proprio in considerazione della grandezza del suo sapere e potere, si arrenda davanti alla questione della verità. E ciò significa allo stesso tempo che la ragione, alla fine, si piega davanti alla pressione degli interessi e all'attrattiva dell'utilità, costretta a riconoscerla come criterio ultimo. Detto dal punto di vista della struttura dell'università: esiste il pericolo che la filosofia, non sentendosi più capace del suo vero compito, si degradi in positivismo; che la teologia col suo messaggio rivolto alla ragione, venga confinata nella sfera privata di un gruppo più o meno grande. Se però la ragione - sollecita della sua presunta purezza - diventa sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli danno vita. Perde il coraggio per la verità e così non diventa più grande, ma più piccola. Applicato alla nostra cultura europea ciò significa: se essa vuole solo autocostruirsi in base al cerchio delle proprie argomentazioni e a ciò che al momento la convince e - preoccupata della sua laicità - si distacca dalle radici delle quali vive, allora non diventa più ragionevole e più pura, ma si scompone e si frantuma.

Con ciò ritorno al punto di partenza. Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell'università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro.
Dal Vaticano, 17 gennaio 2008

Benedictus XVI



- Petrus -


[SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]













|Voce nel deserto|
00venerdì 18 gennaio 2008 00:19
un discorso molto bello. Poi vogliono censurare un papa come questo. Ma come si fa! [SM=g27814]
Bestion.
00venerdì 18 gennaio 2008 15:18
i mali moderni dell'ateismo marxista fascista... contro l'uomo e la ragione
|Voce nel deserto|, 18/01/2008 0.19:

un discorso molto bello. Poi vogliono censurare un papa come questo. Ma come si fa! [SM=g27814]




Pensa che, dopo la batosta epocale presa da questi baroni e presunti detentori della sana ragione e della vera scienza e dopo l'appoggio della maggioranza dei docenti e degli studenti della Sapienza a favore di Benedetto XVI, ora la stessa minoranza offre un nuovo invito al Santo Padre. [SM=x40791]

E bisogna dirlo fuori dei denti: ciò che è più vomitevole nel corso di tutta questa brutta faccenda è l’ipocrisia mostrata dal governo italiano nel suo insieme e in maniera del tutto speciale mediante l’ambiguità di Prodi, di Veltroni, di Mucci &CO sul finto scandalizzarsi, alla fine di tutto, per l’intolleranza atea-marxista-fascistoide prima sottaciuta, poi anche da loro indirettamente appoggiata ed ora tanto condannata. Si vergognino tutti costoro per la figuraccia planetaria d’antidemocrazia, d’antiragione e d’antiscienza non degna nemmeno negli evi più oscuri della nostra storia italiana! [SM=g27825]

È stata ammirevole, sublime la risposta con il silenzio assoluto del professor Ratzinger, tale e quale lo è stato il maestoso silenzio di Cristo Re davanti al potere e alla figura subdola e meschina di Ponzio Pilato.



[SM=g27811] [SM=g27823]

Bestion.
00venerdì 18 gennaio 2008 16:39
i mali moderni dell'ateismo marxista fascista... contro l'uomo e la ragione

[SM=g27836] [SM=g27836]

[SM=g27812] [SM=g27812]

Papa grande assente alla "Sapienza",
il Rettore lo invita di nuovo




Inaugurazione dell'Anno Accademico 2007-2008 all'Universita' La Sapienza di Roma. Senza Papa Benedetto XVI, come inizialmente previsto, ma la sua presenza forte dominava nell'Aula magna dell'Ateneo, gremita di professori e autorita' accademiche. E' stato il 'grande assente' della cerimonia.

Ma, in serata, arriva l'annuncio del Rettore Renato Guarini: "Inoltrero' un nuovo invito al Papa; questo interpretando il desiderio della maggioranza della comunità accademica dell'Università La Sapienza".

In attesa della nuova, annunciata visita (tutta da definire ma per la quale si sono gia' pronunciati a favore i fisici firmatari della lettera che ne contestava la presenza alla cerimonia di inaugurazione) un dato e' pero' lampante: il fatto che quel suo tanto contestato discorso, sia pure da gruppi minoritari, sia stato solo letto, in assenza del Pontefice, alla fine ha forse giocato a Suo favore: "Cio' da' al Papa una visibilita' ancora maggiore, mondiale, piu' di quanta ne avrebbe avuta", e' il commento del ministro dell'Universita' Fabio Mussi. Ed anche se il tema centrale della giornata e' dedicato alla pena di morte, e' stato in realta' proprio l'annullamento della visita del Papa, prevedibilmente, l'argomento al centro di tutti gli interventi. E da tutti - rettore, ministro e sindaco - e' venuto un invito alla laicita' e liberta' di parola.

"No ai tribunali mediatici" poiche' e' necessaria una "valutazione serena e pacata" di quanto accaduto, e' stato il monito del Rettore Renato Guarini, il quale ha anche sottolineato come "le esperienze vissute nei giorni scorsi ci lasciano una grande amarezza". Quindi, un avvertimento: "Non sono accettabili veti ideologici di nessuna natura e tutti debbono avere spazio e rispetto, quali che siano le loro opinioni". Poi: "Non ci sarà nessun provvedimento - ha detto - contro i firmatari della lettera contro la visita del Papa da parte del Rettore". Sulla stessa linea il ministro Mussi: "Non è un attentato al principio di laicità - ha rilevato - il fatto che il Papa possa prendere la parola in questa sede. Io non sono un credente e non appartengo alla chiesa cattolica. E non capisco perch‚ il Papa non possa qui pronunziare di persona il discorso che ha inviato scritto. L'università - è il richiamo del ministro - ‚ laica, cioè‚ libera, tollerante, aperta".

Anche dal sindaco di Roma e leader del Pd Walter Veltroni e' arrivato un duro richiamo: "Questa cerimonia si svolge in una situazione particolare. Ciò che è successo è per un democratico inaccettabile. Oggi non è più forte il principio della laicità dello Stato che si basa sull'assenza di pregiudizio e sul rispetto delle opinioni dell'altro". Insomma, tutti pro-Ratzinger nel nome del principio di laicita'. Anche gli studenti che hanno manifestato silenziosamente in Aula magna imbavagliandosi, a sostegno della liberta' di parola del Pontefice. E dopo la lettura del discorso di Benedetto XVI, l'Aula e' risuonata per gli applausi fragorosi e le grida 'Viva il Papa'. Intanto, fuori l'atmosfera e' quasi surreale: l'Ateneo e' blindato, le forze dell'ordine ovunque. Studenti manifestano (ma senza incidenti) con fumogeni e slogan contro Mussi, Veltroni e il Vaticano.

Manifestazioni "contestate" dal ministro, che ha invitato gli studenti a ricordare che il "limite alla manifestazione del dissenso e' la non violenza". Proprio questo, in realta', era cio' che il Vaticano temeva: il verificarsi di "manifestazioni incresciose per tutti". E per questo, ha spiegato il segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, in una missiva letta durante la cerimonia, si e' deciso di soprassedere alla visita del Papa. Un anno accademico apertosi, oggi, tra le polemiche. In gioco e' lo stesso modo di concepire l'Universita': "Le preclusioni e le incompatibilit…, i ghetti per cattolici e acattolici - ha avvertito Mussi - sono spettri che tornano dal trapassato remoto". La 'grande assenza-presenza' di Papa Benedetto XVI alla cerimonia di oggi e' destinata, tutti ne sono convinti, ad avere strascichi. In attesa della nuova, annunciata visita.



- RaiNews24 -


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