E' stato veramente trovato il Palazzo di Re David?

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MassimoIzzo
00sabato 19 settembre 2009 16:26
Il nostro utente Biceleon, che ringrazio per la sua segnalazione, dopo averci informato brevemente sul (presunto) ritrovamento del palazzo di David e della smentita alle ricerche di Finkelstein sull'argomento, non ha purtroppo provveduto a creare un thread dove ci desse maggiori informazioni.

Per puro caso mi sono imbattutto sul web nell'analisi di Finkelstein al lavoro della Mazar su questo argomento. Mi è sembrato quindi interessante far sì che queste informazioni non si perdessero, senza poter per questo commentarle nel merito archeologico per mancanza di conoscenza approfondita dell'argomento.

Ho quindi creato un post sul mio blog su queste nuove informazioni e relativa contro-analisi di Finkelstein. Avrei voluto trovare anche analisi e commenti di altri autori per avere un quadro più completo ma, come sapete, l'archeologia biblica non è un settore di mio approfondimento e non vi posso dedicare troppo tempo.



Chi avesse ulteriori informazioni le può postare qui a beneficio della comunità ma vorrei esortare ad usare modalità appropriate, ovvero con i riferimenti alle pubblicazioni originali. Chi ha interesse almeno saprà dove andare a cercare per controllare ed approfondire.
Biceleon
00domenica 20 settembre 2009 03:12
La confutazione di Finkelstein in parte già nota nel 2005 non sembra trovare tutti concordi, cito ad esempio due studiosi:

«Basandosi sulle ceramiche, la struttura fu costruita dopo l'XI secolo a.C.(…)Potrebbe essere stata costruita nel X secolo, ovvero nel periodo di Davide. Ma dobbiamo accostarci con prudenza a questa ipotesi.» - prof. Seymour Gitin dell'Istituto Albright di Archeologia di Gerusalemme

«E' senza dubbio un edificio pubblico. E' poco rilevante se fosse un palazzo o una fortezza. Il fatto è che una struttura come questa da questo periodo non è stata mai trovata a Gerusalemme prima d'ora, così la scoperta ha un peso rilevante» - Dr. Gabi Barkai della Bar-Ilan University, che ha ricevuto in passato il Premio Gerusalemme per l'Archeologia (Fonte)

Anche se questi non appoggiano in pieno Mazar quanto meno sono “possibilisti”, come è giusto che sia, e non “minimalista” come Finkelstein che sentenzia:

«Questo è un esempio eccellente della debolezza dell'archeologia biblica tradizionale altamente letterale- una disciplina che ha dominato la ricerca fino agli anni '60, che è stata indebolita (ndt inficiata) e pressoché sparita dalle scene negli ultimi anni del 20° secolo, e che riemerge con tutti i suoi attribuiti nella città di Davide nel 2005.» - dal sito di Massimo Izzo

Personalmente col mio scarso inglese ho letto l’analisi di Finkelstein ma non ho trovato il cosiddetto elemento che “taglia la testa al toro”, ho cercato di capire la differenza di veduta rispetto Mazar riguardo la datazione basata sulle ceramiche ma a causa della mia scarsa conoscenza in materia non oso esprimermi, non si capisce però come possa entrare nel merito delle datazione col radiocarbonio, a quanto pare non è una novità visto che in passato l’ha fatto anche con altri studiosi. La cosa però che mi ha lasciato perplesso è la completa mancanza fra le prove citate del sigillo recante la scritta Yehokal ben Shlamyahu trovato durante gli scavi .

--- Segue ---

Biceleon
00domenica 20 settembre 2009 11:05
Preciso che Mazar nel 2005 trovò una bulla, cioè l’impronta di un sigillo, col nome Yehokal ben Shlamyahu e aggiungo che nel 2008, dopo la pubblicazione della “confutazione” di Finkelstein, Mazar ebbe modo di trovare una seconda bulla col nome Gedaliah ben Pashur. Se ci attenessimo solo all’archeologia e alla storia questi due individui sarebbero degli emeriti sconosciuti, grazie però alla Bibbia questi possono essere identificati è posti in un contesto storico.

Per la citazione userò la Bibbia ebraica in quanto “italianizza” meno i nomi biblici:

«Scefatja figlio di Mattan, Ghedalja figlio di Pashchur, Jehuchal figlio di Scelemja e Pashchur figlio di Malkijà udirono le parole che Geremia rivolgeva a tutto il popolo in questi termini: «Così dice il Signore: “Chi rimarrà in questa città morrà di spada, di fame e di pestilenza, mentre chi si arrenderà ai Caldei vivrà; la sua vita sarà il suo bottino e vivrà”.
Così dice il Signore: “Questa città sarà consegnata nelle mani dell’esercito del re di Babilonia che l’espugnerà”». I capi dissero al re: «Sia ucciso quest’uomo, poiché egli scoraggia i guerrieri rimasti in questa città e tutto il popolo, rivolgendo loro tali discorsi, giacché quest’uomo non cerca il bene, ma il male di questo popolo». Il re Sedecia rispose: «Ecco egli è nelle vostre mani, poiché il re non può nulla contro di voi».» - Geremia 38,1-5

Possiamo quindi fare i seguenti abbinamenti:

Yehokal ben Shlamyahu = Jehuchal figlio di Scelemja
Gedaliah ben Pashur = Ghedalja figlio di Pashchur

Secondo la Bibbia questi erano due dei quattro capi che governavano insieme al re Sedecia, il fatto che il re dica che contro di loro non può nulla ci da la misura della sua debolezza. Sedecia fu l’ultimo re che regnò a Gerusalemme prima della distruzione del Primo Tempio.

Stando alle parole di Mazar questa è la prima volta negli annali dell’archeologia in Israele che due sigilli con due nomi biblici che appaiono nel medesimo versetto biblico vengono portati alla luce dallo stesso luogo.

Ma dico io, non è una scoperta straordinaria? Visto che si parla di conferme bibliche mi chiedo quale metodo di indagine esclude delle PROVE per poi arrivare a “pseudo-conclusioni” come ha fatto Finkelstein? Si fosse soffermato solo sul IX/X sec. a.C. l’avrei capito ma ha spaziato fino all’epoca romana quindi era suo dovere menzionare certe prove.

Ma torniamo a noi: possono le suddette bulle dimostrare che la struttura scoperta da Mazar sia il palazzo di re Davide o una struttura della sua epoca? La risposta è no, ma possono essere prove fortemente indiziarie e scusate se è poco. Il fatto che le impronte di due sigilli di due ministri del re Sedecia siano state trovate nello stesso posto possono far pensare che quel luogo possa essere il palazzo del re, già palazzo di Davide stando alla Bibbia. Certo mancano delle prove più concrete per confermare il racconto biblico, ma da qui a dire come fa Finkelstein che la Bibbia è un testo di fantasia ce ne passa. Per come la vedo io l’approfondimento di Massimo Izzo più che screditare il lavoro di Mazar getta ulteriori ombre sul modus operandi (pregiudizi?) di Finkelstein

Concludo dicendo che gli scavi sono ancora in corso, stanno valutando la possibilità di acquistare delle abitazioni adiacenti al sito archeologico per poterle abbattere e continuare i lavori.
MassimoIzzo
00domenica 20 settembre 2009 12:57
Ringrazio ancora una volta Biceleon per le interessanti integrazioni al testo. Sebbene l'argomento archeologia biblica non abbia mai sollevato in me particolare interesse devo dire che lei, Bicelon, inizia a stimolare il mio interesse di archeologo.

L'osservazione che le strutture identificate comunque sollevino un grande interesse mi sembra corretta. E mi sembra che Finkelstein, nell'articolo da lei citato, lo riconosca:

"Basandosi su queste scoperte, è possibile concludere che le pareti allo scavo di Mazar risalgano al IX secolo o all'inizio dell'VIII a.C." ha spiegato. "E' una scoperta importante, perché descrive uno stadio di mezzo nello sviluppo di Gerusalemme da un villaggio piccolo e remoto, a quello che sarebbe poi diventata nel X secolo a.C. : un'importante città fortificata di provincia. Ma arrivò a questo status non prima del X secolo a.C., e piuttosto nell'VIII secolo a.C., circa 250 anni dopo il tempo di Davide."



Riguardo i riferimenti biblici sulle bullae così come qualsiasi possibile relazione tra reperti e racconti biblici credo di dover ripetere qualcosa di già detto e chiarito anche piuttosto bene a più riprese nell'opera di FInkelstein.
La difficoltà di verificare la storicità di alcuni eventi e nomi citati nella Bibbia viene proprio dal fatto che per lo più non sono inventati di sana pianta ma presi da contesti ed epoche diverse da quelli citati e girati a costituire una storia spesso molto diversa da quella effettiva. I nomi citati nella Bibbia, a meno che non cadano in un tempo mitico come Abramo e Mosè, sono generalmente veri e dimostrati non da ieri. Trovare nei resti archeologici nomi (ed anche eventi) citati nella Bibbia non dimostra che la Bibbia è un fedele testo storico ma che utilizza alcuni elementi storici sparsi nel tempo: il che è molto diverso.

Re David è un esempio: lo troviamo nei bassorilievi assiri ed in un numero sufficiente di citazioni per essere sicuri che è stato un vero re di Giuda. Ma Dio è nei dettagli e quello che ci salta all'occhio per ora dai dati archeologici è che non è vissuto nel X° sec. a.C. e che l'estensione del suo regno non era quella di Israele + Giuda congiunti (dato importante perchè sappiamo bene che ha qualche conseguenza politica attuale) e che non era il grande re che la Bibbia propone. Naturalmente in archeologia nulla è definitivo e tutto può cambiare senza preavviso in qualsiasi momento.

Quello che è inaccettabile per un'archeologia scientifica è accettare di basarsi su di un testo relgioso (qualsiasi esso sia) per proporre ricostruzioni storiche. Questo è il grave torto della Mazar e di quelli che in passato hanno usato questo approccio. Le loro voci hanno ben diritto di esprimersi e, come si vede, lo fanno. Ma il loro pubblico non è, fatalmente, chi ricerca prove scientifiche. E sinceramente non capisco perchè si interessino all'archeologia tante persone i cui interessi sono fondamentalmente evangelici sollevando aspre polemiche: la fede religiosa (qualsiasi) è fede cieca altrimenti non sarebbe fede e non ha bisogno certo di conferme da parte della scienza archeologica, come tutte le scienze figlia del dubbio e della provvisorietà e non della certezza.

Quindi che i nomi delle bullae siano esistiti e siano citati nella Bibbia non giunge a sorpresa di nessuno e nemmeno di Finkelstein. Anzi, l'enorme dimostrata potenza del testo biblico consiste proprio in questo accurato accumulare indizi verificabili e noti nella memoria di quei popoli ed in quei tempi, raccontando però una storia un modificata da quella reale. Questo almeno è il parere dell'archeologia mainstream che ha disconosciuto gli archeologi "letterali" come la Mazar, da tempo spariti dalla circolazione.

In nessun punto Finkelstein o altri archeologi laici hanno mai detto che la Bibbia è un'opera di fantasia nelle sue parti storiche e senz'altro questo non si può dire. Si direbbe piuttosto un opera (sempre nelle parti storiche) di storia romanzata a fini politico-religiosi. Il che è diverso.

Biceleon
00domenica 20 settembre 2009 23:01
Re:
MassimoIzzo, 20/09/2009 12.57:


Riguardo i riferimenti biblici sulle bullae così come qualsiasi possibile relazione tra reperti e racconti biblici credo di dover ripetere qualcosa di già detto e chiarito anche piuttosto bene a più riprese nell'opera di FInkelstein.
La difficoltà di verificare la storicità di alcuni eventi e nomi citati nella Bibbia viene proprio dal fatto che per lo più non sono inventati di sana pianta ma presi da contesti ed epoche diverse da quelli citati e girati a costituire una storia spesso molto diversa da quella effettiva. I nomi citati nella Bibbia, a meno che non cadano in un tempo mitico come Abramo e Mosè, sono generalmente veri e dimostrati non da ieri. Trovare nei resti archeologici nomi (ed anche eventi) citati nella Bibbia non dimostra che la Bibbia è un fedele testo storico ma che utilizza alcuni elementi storici sparsi nel tempo: il che è molto diverso.

.......

In nessun punto Finkelstein o altri archeologi laici hanno mai detto che la Bibbia è un'opera di fantasia nelle sue parti storiche e senz'altro questo non si può dire. Si direbbe piuttosto un opera (sempre nelle parti storiche) di storia romanzata a fini politico-religiosi. Il che è diverso.



Come discorso di massima può andare bene ma ogni caso va valutato singolarmente, nella fattispecie le due bullae sono state ritrovate fra i frammenti della distruzione del periodo del Primo Tempio (VIII – VI secolo a.C.), cronologicamente compatibile con il racconto biblico.

Volendo considerare che lo scrittore biblico di Geremia abbia utilizzato per la sua storia due personaggi veri, la prima cosa che si può pensare è che questi siano due personaggi di spicco non certo dei pastori, artigiani o scribi, ora pur volendo epurare il racconto di Geremia dalle presunte parti romanzate che potrebbero essere: la stessa figura di Geremia e il dialogo di questi con i suddetti personaggi, rimarrebbe ragionevolmente la descrizione del loro status e del loro rapporto col re Sedecia, di conseguenza possiamo desumere che la parte romanzata non va ad intaccare il valore storico della scoperta delle bullae.

Il fatto che Finkelstein nella sua analisi non citi e argomenti la scoperta della bulla rimane per me una grave lacuna, per citare una famosa frase mi verrebbe da dire che è stato pesato, è stato misurato, ed è stato trovato mancante!


-Kiya-
00lunedì 21 settembre 2009 13:35
A completamento della già dettagliata introduzione fatta dal Prof. Izzo sul suo Blog, credo di aver reperito il testo dell'articolo a suo tempo pubblicato sulla rivista Biblical Archeology Review, nel quale la dott.ssa Eilat Mazar riferisce l'intero percorso che l'ha condotta al ritrovamento, nonché le motivazioni che l'hanno indotta all'attribuzione.
L'articolo, corredato di immagini, si trova sulla Bas Library, una Biblioteca virtuale che vanta di essere la più completa risorsa dedicata all'Archeologia Biblica e campi correlati.
Sul sito è possibile consultare articoli di studiosi di tutto il mondo, redatti negli ultimi 30 anni. Per un utilizzo completo è richiesta registrazione.

L'articolo specifico è consultabile liberamente e si trova al seguente link:

"Did I find King David's Palace?" by Eilat Mazar (BAR 32:01, Jan/Feb 2006)




-Kiya-
00lunedì 21 settembre 2009 14:33
Diverso è il parere della studiosa indipendente Margreet L. Steiner, esperta in studi Ebraici, che ha aspramente criticato l'attribuzione della dott.ssa Mazar sottoponendo all'attenzione del lettore alcuni dettagli che andrebbero a inficiarne la scoperta. L'articolo è pubblicato su "The Bible and interpretation", un sito dedicato agli scavi e agli studi Biblici.


"Did Eilat Mazar find king David’s palace? I would say not." by Margreet L. Steiner


Riporto a seguire un saliente frammento dell'articolo e relativa traduzione:


The first thing to do is to establish what really has been found on top of the hill. Mazar has published her discoveries in an article in BAR in 2006 and in preliminary reports in 2007 and 2009. She writes that her excavation area lies in Macalister’s Field 5, northwest of the large Maccabean tower. The drawing in the 2007 publication shows the walls of the palace in orange, suggesting it to be a large building with very thick walls.2 Mazar explains size and thickness by the fact that the palace was built outside of the contemporary town and had to be well defended.

But look a bit closer at the plan. When one ignores the orange outlines and focuses on the actual stones that have been drawn, things start to change. The drawing now reveals that only some walls have actually been excavated and that many wall segments simply do not exist. Photographs of the “building” in the publications confirm this. They show an amalgam of walls, all of different thickness, going in different directions and cut through by Hellenistic and Roman cisterns and baths. What has been excavated seems to be the remains of several buildings of (for the moment) uncertain dates.


[...]


Did Eilat Mazar find king David’s palace? I would say not.
To substantiate that claim she has to provide convincing evidence that:
1) the walls indeed belong to one and the same building,
2) that the building dates to the 10th century BC,
3) that it functioned as a palace,
4) that it was King David who put his throne there.
I do not see how that can be done on the basis of the excavated remains.




La prima cosa da fare è stabilire che cosa realmente è stato trovato in cima alla collina.
La dott.ssa Mazar ha pubblicato le sue scoperte in un articolo su BAR nel 2006 e relazioni preliminari nel 2007 e nel 2009.
Ella sostiene che la sua area di scavo si trova nel "Campo di Macalister 5", a nord-ovest della grande torre dei Maccabei. Il disegno che compare nella pubblicazione del 2007 mostra le mura del palazzo evidenziate in arancione, suggerendo che si tratti di un grande edificio con mura molto spesse. La dott.ssa Mazar giustifica dimensioni e spessore con il fatto che il palazzo fu eretto al di fuori della città contemporanea e doveva quindi essere ben difeso. Ma osservando con attenzione la pianta, e ignorando i contorni evidenziati, le cose cominciano a cambiare. Il disegno rivela che solo alcune mura sono state effettivamente scavate e che molti segmenti semplicemente non esistono. Le foto della "costruzione" allegate alle pubblicazioni lo confermano. Esse mostrano un amalgama di pareti, tutte di diverso spessore, che vanno in direzioni diverse e attraversate da cisterne e bagni romani. Ciò che è stato riportato alla luce sembra quindi piuttosto essere ciò che resta di un certo numero di edifici (attualmente) di epoche incerte.



[...]


Eilat Mazar ha trovato palazzo di re David? Direi di no.
A suffragio di tale affermazione si è tenuti a fornire prove certe che:
1) le mura effettivamente appartengano ad un unico edificio,
2) l'edificio risalga al X secolo a.C.,
3) l'edificio avesse funzione di palazzo,
4) su quel trono sedesse Re David.
Non vedo come ciò possa essere fatto sulla base dei resti rinvenuti.




MassimoIzzo
00lunedì 21 settembre 2009 14:47
Grazie per le informazioni sussidiarie Kiya. Il link all'articolo della Mazar l'avevo trovato anche io però a me non funziona e mi dà VBS runtime error. Tu sei riuscita a scaricarlo? Io ho un Firefox aggiornato.

PS anche con MS int explorer mi dà pagina non trovata.
-Kiya-
00lunedì 21 settembre 2009 15:11
Il testo dell'articolo, corredato di immagini e tradotto in italiano:


HO TROVATO IL PALAZZO DI RE DAVID? (di Eilat Mazar)

Sussistono alcuni dubbi a riguardo del fatto che Re David possedesse un Palazzo. Ma la Bibbia ci racconta che Hiram di Tiro (che successivamente aiutò Re Salomone a costruire il Tempio), costruì il Palazzo per David:
"Hiram, re di Tiro, mandò messaggeri a David, con tronchi di cedro, carpentieri e muratori, e costruirono un palazzo per David" (2 Samuele 5:11).
Nove anni fa scrissi un articolo pubblicato su BAR, ipotizzando dove, a mio parere, potevano trovarsi i resti del Palazzo di Re David. Suggerii trattarsi della parte settentrionale dell'area più antica di Gerusalemme, nota come la Città di David.

Ero giunta a questa conclusione mentre ero impegnata in altre ricerche archeologiche a Gerusalemme, attratta dai risultati raggiunti dal noto archeologo Britannico Kathleen Kenyon, che vi aveva scavato nel 1960.
Nella Sua Zona H, a nord della Città di David, la Kenyon riportò alla luce una sezione appartenente a una massiccia struttura pubblica che ritenne essere una nuova porzione di mura della casamatta costruita da Re Salomone.
La dott.ssa Kenyon datò il muro, sulla base delle ceramiche ad esso associate, al X sec. a.C., al tempo dei Re David e Salomone, secondo la Bibbia.
La Kenyon era molto preparata sulle ceramiche relative alla Gerusalemme del periodo del Primo Tempio e, sebbene non potesse distinguere i cocci appartenenti al X da quelli del IX secolo, era perfettamente in grado di distinguere questi da quelli risalenti all’VIII e al VII secolo a.C. I frammenti ceramici individuati nella Zona H non rientravano tra quelli più tardi, quindi ho ipotizzato che quel muro potesse far parte del Palazzo di David.
Nel 1995, poco prima che morisse, riferii a mio nonno, il professor Benjamin Mazar della Hebrew University, la mia idea. Gli dissi che ritenevo ci fosse un’alta probabilità di trovare i resti di palazzo di re David nei pressi della Zona H di Kenyon. Il sito si adatta abbastanza bene con quanto si legge in “2 Samuele 5:17”, che descrive David nella Città di David che va giù, o discendente (Yered), dalla sua residenza alla cittadella, o fortezza (metzudah). La cittadella, o fortezza ,in cui scese era naturalmente il Cananeo/Gebuseo, la fortezza di Sion (Metzudat Tsion; vedi 2 Samuele 5:7) conquistato poco tempo prima.
E' chiaro dalla topografia della Città di David, che lo stesso sarebbe potuto scendere alla cittadella solo da nord, poichè la città è circondata da profonde valli su ogni lato. Ma suggerisce anche che la roccaforte Gebuseo sarebbe stata situata nel punto più alto nella Città di David, ovvero nel suo tratto più a nord. Da qui, la fortezza non solo aveva il controllo di tutte le zone della città, ma poteva anche provvedere alla difesa della medesima, sul suo unico lato vulnerabile – a nord, privo di ogni difesa naturale.
Qualora così fosse, si può dedurre che dopo aver conquistato la città, il palazzo di Davide è stato costruito a nord di questa cittadella e all’esterno delle fortificazioni, a nord della città.
Probabilmente la Kenyon, pur avendo correttamente datato i resti della struttura monumentale che ha riportato alla luce nella zona H, non ha mai considerato la possibilità che Re David possa aver costruito il suo palazzo al di fuori dei confini della città fortificata. Pertanto, non ha valutato che questa struttura potesse essere appartenuta al palazzo del Re.
Riferendosi "strettamente all'area denominata Zona H, a nord della linea del complesso orientato est-ovest che divide le costruzioni risalenti al Periodo Gebusita da quelle presumibilmente appartenenti al X sec. a.C.”, la Kenyon dapprima scrisse che lì “si trovava un’importante struttura che potrebbe aver avuto funzione difensiva, la quale poteva essere stata eretta successivamente, o nella tarda epoca Gebusita oppure agli albori del Periodo Israelita.
In sunto, Kenyon non tenne in considerazione la possibilità che il Palazzo di David sarebbe potuto rimanere al di fuori della fortificazione della città. L’Archeologa era al corrente del fatto che al tempo di David la città esisteva già da 2000 anni ed era stata circondata da un muro per circa 1000. Era già di per sé alquanto angusta. Nonostante ciò, Kenyon insistette per voler collocare il Palazzo di David al suo interno: “David deve aver sfruttato un’area già occupata nella città Gebusei, per erigere una residenza che evidentemente risultò essere esigua. Qualunque struttura grandiosa avrebbe richiesto uno spazio troppo eccessivo per poter essere ricavato nell’area Gebusita della città Davidica.
A mio avviso, però, scegliere un sito per il suo palazzo adiacente al lato nord della fortezza Gebusei sarebbe stato un passo molto logico per chi aveva già programmato un ampliamento a nord della città, un'espansione del Tempio in nome di quello che sarebbe divenuto il Monte del Tempio, per il quale David acquistò un terreno da Arauna il Gebuseo (2 Samuele 24:18-25). In tempi di pace, gli abitanti del palazzo non sarebbero stati esposto al pericolo, e nel caso improbabile della minaccia di un assalto militare, come ad esempio un’offensiva Filistea, il palazzo poteva essere abbandonato e gli occupanti avrebbero potuto rifugiarsi nella roccaforte all'interno della città. E in effetti questo è ciò che 2 5:17 Samuele (e il capitolo nella sua interezza) riferisce quando dice che David andò giù alla fortezza per proteggersi dai Filistei, che lo attaccarono successivamente alla sua incoronazione come re di tutto Israele.

David aveva stretto un’audace allenza con Hiram il Fenicio, Re di Tiro, che gli costruì un nuovo Palazzo a Gerusalemme. Quando i Filistei vennero a conoscenza della sua incoronazione come Re di tutto Israele, si mossero per attaccarlo.
Venuto a conoscenza delle loro intenzioni, David abbandonò il nuovo Palazzo e scese alla Roccaforte (2 Samuele 5:17).
Quando riferii a mio nonno della mia idea sulla possibile ubicazione del Palazzo di David, ne fu entusiasta. “Esattamente dove la Kenyon trovò le pile di Ashlar (pietre rettangolari ben scolpite – simili alle talatat) insieme al capitello ionico? Non si trovavano accanto al luogo di cui parli?” - mi chiese. E così era. Quando consultai i rapporti della Kenyon trovai conferma che le pietre bugnate e un elegante capitello Ionico furono rinvenuti esattamente ai piedi della scarpata sul bordo est della struttura contenuta nella Zona H. E si trattava precisamente del tipo di reperti che ci si aspetta provenire da un palazzo tipico del X secolo a.C. (come fu, ad esempio, nel caso di Megiddo).

Una delle tante cose che ho imparato da mio nonno è il modo di rapportarsi al testo biblico: concentrarsi su di esso ancora e ancora, perché contiene in sé le descrizioni di un’effettiva realtà storica. Non è semplice distinguere i vari strati di fonti testuali che si sono accavallati l’un l’altro nel corso delle generazioni, non sempre possediamo gli strumenti per farlo. Ma è chiaro che nascosti all'interno del testo biblico ci sono semi di verità storica dettagliata.



Fine prima parte.... (continua)
-Kiya-
00lunedì 21 settembre 2009 15:23
HO TROVATO IL PALAZZO DI RE DAVID? (di Eilat Mazar)
[Seconda e ultima parte]


Al tempo in cui pubblicai il mio primo articolo su queste idee, mio nonno era morto. Ho cercato di pubblicarle quanto più velocemente possibile, poiché in quell’area si stava provvedendo a costruire e temevo che si corresse il rischio che il sito ne rimanesse coinvolto. Solo attraverso la pubblicazione della mia teoria avrei potuto sperare che qualcuno ci avesse supportato con i fondi necessari.
Ad essere franca, mi occorreva una certa dose di coraggio, in pari misura al denaro necessario, per supportare gli scavi. La mia posizione, per usare un eufemismo, non aveva ricevuto ampio sostegno da parte della comunità archeologica. Anzi, dovrei dire l’esatto contrario, poiché l’opinione prevalente è che non sia rimasto alcunché di significativo da scoprire nella parte superiore della Città di David. Inoltre, Kenion, Macalister e Garrow Duncan hanno scavato in questo e in siti adiacenti tra il 1923 e il 1925, raggiungendo in molte aree il substrato roccioso. Hanno così dato l’impressione che, a parte poche mura e le macerie di grandi dimesioni, non vi era molto altro da cercare. Lo strato di roccia in questo settore, poi, è molto vicino alla superficie. Molti studiosi hanno quindi concluso che non valeva la pena di riprendere gli scavi in questo sito.
Soltanto dopo un decennio da quella pubblicazione, tuttavia, abbiamo trovato un sostenitore.
In quel lasso di tempo, io e l’amico Bouky Boaz abbiamo cercato invano. Quattro anni fa, ho tenuto una lezione in proposito presso il Centro Shalem, un istituto di ricerca per Ebrei e Israeliani che si trova a Gerusalemme. Il Presidente del Centro, Daniel Polisar, ne restò talmente impressionato da decidere di offrirmi il suo aiuto. Ha quindi riferito del progetto al Presidente del Consiglio di Amministrazione, Roger Hertog, che ha coraggiosamente raccolto la sfida finanziando gli scavi del sito.
Gli scavi hanno avuto inizio nel febbraio del 2005 a nome del Centro Shalem e sotto gli auspici dell'Istituto Accademico di Archeologia dell'Università Ebraica di Gerusalemme. Abbiamo anche goduto della piena collaborazione della associazione Elad, che gestisce il centro visitatori nella Città di Davide.
Quasi fin dall'inizio, sono tornati alla luce resti antichi, conservati al di là di ogni aspettativa. Sorprendentemente, mi sentivo molto a mio agio. Forse ciò che più mi ha aiutato è stato il riconoscimento dell'importanza di quello che stavamo facendo. Ho deciso che avrei taciuto la teoria del palazzo, lasciando che fossero le pietre a parlare da sole. Avrebbero corroborato o confutato la mia teoria.
Subito apparve chiaro che Macalister e Duncan avevano perlustrato quasi l’intera area di scavo, che copriva più di 3000 mq. In molti casi le mura erano state lasciate nella posizione originale. Solo occasionalmente le pareti erano state smontate fino al substrato roccioso.
A solo 5 piedi sotto la superficie, con sorpresa, abbiamo trovato resti Bizantini (IV-V sec. d.C), ma nulla di più tardo. Non ho davvero alcuna spiegazione per l’assenza di resti più tardi. Si può ipotizzare che siano stati distrutti da costruzioni ancora più tarde, ma è comunque sorprendente.
Al periodo Bizantino risale una struttura che era stata parzialmente riportata alla luce da Macalister e Duncan. Un’altra piccola porzione della stessa l’abbiamo dissotterrata noi. Una stanza singola, sopravvissuta ai secoli e un piano, con un pavimento a mosaico, appartenente a una casa a più stanze che Macalister e Duncan avevano nominato la Casa di Eusebio, dopo aver rinvenuto questo nome al suo interno. Indubbiamente apparteneva a un uomo ricco. Lo stile è quello tipicamente Bizantino, con un cortile a peristilio, proprio come quella scoperta da mio nonno, ai piedi del Monte Tempio.

La Casa di Eusebio fu costruita direttamente sopra i resti di un’ampia costruzione risalente all’epoca del Secondo Tempio (tardo I sec. a.C e I sec. d.C). Apparentemente doveva trattarsi di una residenza, ma tutto ciò che resta è una parte di basamento il cui pavimento presenta un certo numero di impianti idrici. Particolarmente impressionanti sono una grande piscina intonacata, una stanza, anch’essa intonataca, sormontata da un arco e un bagno rituale con vari accessi. All’interno della stanza con l’arco sono state trovate terracotte databili al 70 d.C., anno in cui i Romani distrussero Gerusalemme.
Le strutture risalenti al periodo del Secondo Tempio comprendono alcune pietre, abbastanza ampie, appartenenti a una struttura ancora precedente, che sono state evidentemente riutilizzate per la costruzione della casa Bizantina.

Abbiamo, inoltre trovato parte di una struttura similare alla precedente negli scavi di Macalister e Duncan. Essi la interpretarono come i resti di una massiccia struttura di pietra, come un muro Gebusita distrutto da Re David e le cui rovine furono abbandonate. Ritenendolo tale, non si curarono di spostare i massi per verificare cosa poteva trovarsi sotto gli stessi. Quando lo abbiamo fatto noi abbiamo individuato pareti giganti appartenenti alla grande struttura in pietra, che si estendono in ogni direzione oltre la nostra area di scavo!

Il lato est di questa struttura segue la linea di fortificazione est superiore della Città di David. Circa 15 o 20 piedi sotto di questa, a sud, si trova la famosa struttura a gradoni di pietra. Si tratta della più grande struttura risalente all’Età del Ferro rinvenuta in Israele, alta come un edificio di 12 piani e costruita sul fianco della collina. Sembra ormai che faccia parte del medesimo complesso, esattamente come la Grande Struttura in Pietra di cui abbiamo parlato precedentemente. La maggior parte degli tudiosi ritengono che la Struttura a gradoni sostenese una piattaforma artificiale sulla cui sommità sorgeva la fortezza di Sion (2Samuele 5:7), di cui non sopravvive tracce. Ora riteniamo che la grande struttura a Gradoni sostenesse anche la Grande Struttura in Pietra.

Il lato nord-est della Grande Struttura in Pietra fu costruito direttamente su una parete di roccia eretta artificialmente scoperta da Kenyon. Ai piedi della parete Kenyon scoprì i detriti di pietre asola e il capitello Ionico. Entrambi erano caduti dalla Grande Struttura in Pietra.

La Grande Struttura in Pietra si direbbe essere stata una massiccia struttura costruita su un’alta scarpata, non un’anonima struttura pubblica, bensì qualcosa frutto chiaramente di ispirazione, immaginazione e un considerabile investimento economico. Lo si evince non solo dalle masicce pietre con cui fu costruita, ma anche dal capitello ionico (lungo 5 piedi) che doveva essere, in origine, parte della costruzione. Questo esemplare è il più bello ed elegante capitello Ionico che sia stato mai trovato in Israele, superiore a quelli di Samaria e Megiddo. Provate a immaginare quale colonna potesse reggerlo, quindi immaginate che tipo di costruzione potesse inglobarlo…
Inoltre il sito risulta essere apparentemente fuori dalle mura della città Canaanea. Come facciamo a saperlo? Sotto la Grande Struttura di pietra la base era stata precedentemente livellata oppure, dove le cavità risultavano troppo profonde, riempita con detriti e portata a livello. La base così livellata crea un ampia area piana aperta e indipendente. Non vi è stato trovato alcun resto strutturale ad essa correlato. E’ certamente una delle caratteristiche più interessanti del nostro scavo. Risale alle primissime fasi di costruzione del sito, precedente quindi alla grande Struttura in Pietra. E’ da ritenersi una testimonianza dell’accuratezza dei lavori e del fatto che gli stessi fossero stati dovutamente pianificati. Potrebbe essere stato un luogo adibito a culto.
Non siamo certi della datazione di quest’area aperta. Potrebbe risalire alla Tarda Età del Bronzo (1500 a.C.), ma anche a quella Media (1800 a.C.).
Su questo spazio aperto fu riversata terra di riempimento che ci ha fornito importanti informazioni circa l’utilizzo di questo sito. Il riempimento fu mescolato con grandi quantità di cocci di ceramica che possono essere datati, prevalentemente pentole (conteneva inoltre anche ossa animali, che però non sono state ancora analizzate). La grande sorpresa sono state le datazioni scaturite dalle ceramiche, la maggior parte delle quali risalivano all’Età del Ferro (XII – XI sec. a.C.)
Le ceramiche risalenti alla Prima Età del Ferro si differenziano da quelle apparteneti alla Seconda Età del Ferro (X –IX sec. a,C), ad esempio quelle appartenenti alla Prima sono marroni e senza “slip” (un sottile strato di argilla aggiunto dopo che la ceramica è stata trasformata, ma prima della cottura) e non brunito (strofinato liscio). Nella Seconda A, d’altra parte, la ceramica è spesso di colore rossastro coperta di “slip” rossi e brunita a mano, nella Seconda B la brunitura è eseguita a tornio, inoltre i profili risalenti al Secondo A sono del tutto differenti dai precedenti.
Abbiamo trovato ceramiche risalenti alla Prima Età del Ferro sotto la Grande Struttura in Pietra, in aree differenti e in quantità impressionante. Quasi tutto è molto danneggiato, in modo significativo. Questo suggerisce, infatti, che i cocci provenivano dalla fine della Prima Età del Ferro (circa 1000 a.C.), non prima.
Questo riempimento evidentemente già esisteva nell’area aperta quando la Grande Struttura in Pietra è stata costruita. Quindi quest’ultima dev’essere successiva. Ma di quanto? E’ questa la domanda….
Alcune prove individuate durante l’ultimo mese di scavo ci hanno aiutato a trovare risposta. In due stanze della sezione posta a nord della Grande Struttura in Pietra abbiamo scoperto una seconda fase di costruzione, interna all’edificio. Sul bordo nord-est del palazzo si evince addirittura una terza fase, evidentemente destinata a rafforzare la struttura con l'aggiunta di un altro muro interno. La ceramica individuata nelle due costruzioni più tarde risale alla Seconda Età del Ferro A.
Ciò significa che la costruzione è stata interessata da due, o forse tre fasi in un period compreso all’incirca in due secoli. Quindi la prima fase, quando la struttura fu eretta, dovrebbe essere avvenuta all’inizio della Seconda Età del Ferro A , probabilmente intorno alla metà del X secolo a.C, quando secondo la Bibbia David regnò sul Regno unito di Israele.
Un piccolo coccio di argilla è particolarmente importante. Si tratta di un delicato contenitore per liquidi decorato nero su rosso, importato da Cipro. L econdizioni sono ottime. Non avrebbe potuto giungere fino a noi in questo stato se fosse stato sottoposto a grandi sconvolgimenti. E’ probabile che sia stato spostato quando si dette inizio alla terza fase di lavori, per la costruzione della parete di rinforzo interna. Il bel colore rosso e lo stile del contenitore lo datano chiaramente al X-IX sec. a.C: (Seconda Età del Ferro A). Questo dato fornisce ulteriore conferma alla nostra datazione della ceramica locale.

Abbiamo trovato alcune ceramiche risalenti alla Seconda Età del Ferro B (VIII – VI sec. a.C.) nell’angolo a nord-est della Grande Struttura in Pietra. Questo indica che la costruzione rimase in uso fino al termine del periodo del Primo Tempio (che terminò con la distruzione di Gerusalemme da parte di Babilonia, nel 586 a.C.).
Quello che, poi, riteniamo essere il ritrovamento più sorprendente è stato anche quello che ci ha permesso di definire l’uso dell’edificio fino alla distruzione del 586 a.C. Si tratta di un sigillo impresso (chiamato bulla) che una volta sigillava un documento, disintegrato dal tempo.
Come qualsiasi bulla in genere, si presenta come una palla di argilla schiacciata delle dimensioni di un’unghia. Il merito della sua scoperta va agli occhi di falco di Yoav Farhi, il Supervisore della nostra Zona A. Riuscì a individuarlo nel momento esatto in cui i raggi del sole illuminarono le sue lettere. Diversamente, senza questa particolare illuminazione, non sarebbe stato possibile vedere nulla. Anche quando la bulla è illuminata da varie direzioni, si intravedono soltanto frammenti di lettere. Ma l’illuminazione da un’unica specifica direzione rende visibili immediatamente tutte le lettere, come per magia.

La bulla contiene tre righe di testo compilate in Ebraico antico. Yoav ha immediatamente decifrato parte di un nome contenuto nella seconda riga di testo – SLM (Shalem).
Io ho portato la bulla a casa con me quella sera. Durante la notte, mentre i bambini dormivano e la casa era immersa nel silenzio, ho cominciato a studiarla. Lentamente, sono riuscita a decifrare il nome contenuto nella prima riga: Yehuchal. Potrebbe essere un nome Biblico? Non ricordo riferimenti a nessun Yehuchal contenuti nella Bibbia. Ma forse la mia lettura del nome non è corretta. Per sincerarmene ricorro all’Enciclopedia Biblica. Eccolo lì, evidente come non mai nel Libro del Profeta Geremia “Re Zedekiah inviò Yehuchal (Jehucal in lingua inglese), figlio di Shelemiah dal Profeta Geremia per pregare per la gente (Geremia 37:3) – n.d.t. riporto integralmente il versetto citato, tratto dalla Bibbia in italiano: ” Il re Sedekia mandò Jehucal, figliuolo di Scelemia, e Sofonia, figliuolo di Maaseia, il sacerdote, dal profeta Geremia, per dirgli: "Deh, prega per noi l’Eterno, l’Iddio nostro" - . Nel Capitolo successivo si apprende che questo stesso uomo, che era un Minitro Reale, udì predizioni decisamente sgradite dalle labbra di Geremia.
Quando aprii l’enciclopedia e vidi lo stesso nome contenuto nella Bibbia inciso sulla bulla lanciai un urlo di sorpresa che riecheggiò per tutta la casa. Fortunatamente il sonno dei bambini era profondo. Mi sentivo come se avessi appena "resuscitato" qualcuno direttamente dalla Bibbia.
C’è dell’altro a riguardo della bulla, qualcosa di inusuale. Per intero si legge: Di proprietà di Yehuchal figlio di Shelemiyahu figlio di Shovi”. Quindi ora ci è dato conoscere il nome del nonno di Yehuchal. Ma perché egli menzionava suo nonno sul sigillo? Non era certo prassi comune. Forse suo nonno era un distinto e ben noto personaggio e ne aveva pieno diritto. Durante gli scavi condotti da Yigal Shilo nel 1980, nei pressi del nostro sito, furono rinvenute ben 45 bulle tra i resti di una delle camere. Ma nessuna di queste conteneva il nome dei rispettivi nonni, solo quello del padre.
Yair Shoham, che ha pubblicato gli studi condotti sulle bulle trovate da Shiloh, non era solo un archeologo epigrafista, ma anhce mio marito e il padre dei nostri tre figli. Morì nel 1997. Una delle cose che ci ha lasciato è stato un onomasticon dei nomi sulle bulle bolle che aveva pubblicato. Ho mostrato ai bambini come ho utilizzato la Tavola Yair per le lettere per studiare e datare la bulla trovata durante i nostri scavi. La forma delle lettere era identica a quelle delle bulle trovate in precedenza da Shiloh. E le bulle di Shiloh erano state chiaramente datate al termine del periodo del Primo Tempio, per cui siamo fiduciosi nel ritenere che la nostra bulla appartenga alla stessa epoca. E’ stata una bellissima esperienza di famiglia.
Le bulle rinvenute in precedenza appartenevano a Gemaryahu figlio di Shafan, lo Scriba del Re e suo Ministro al tempo del Profeta Geremia (Geremia 36). Yehuchal è quindi attualmente il secondo Ministro il cui nome compare su una bulla proveniente dagli scavi della Città di David.
Nella prossima stagione ci auguriamo di poter continuare a dissotterrare la Grande Struttura di Pietra. Ma cosa possiamo dire a questo punto? Archeologicamente, potremmo affermare che sia stata eretta sia al termine della Prima Età del Ferro, sia all’inizio della Seconda A - o poco prima o poco dopo il 1000 aC, quando la Bibbia riferisce che Re David conquistò Gerusalemme dai Gebusei / Cananei. Dato che non sono stati trovati resti di una precedente costruzione sotto l'edificio, sembra che questa zona si trovasse al di fuori del Gebuseo / città cananea.
La Grande Struttura di Pietra potrebbe quindi essere la fortezza Gebusita che David conquistò, la Fortrezza di Sion menzionata dalla Bibbia (2 Samuele 5:6-10)? Questo è improbabile, perché vorrebbe dire che la cittadella non esisteva nella città cananea durante il Medio e Tardo Bronzo e per la maggior parte del Ferro I, poiché fu innalzata soltanto al termine del regime Gebusei. Possibilità che torna difficile da accettare, soprattutto alla luce della tipologia della costruzione, che suggerisce un progetto concepito con tecniche di costruzione altamente sofisticate, come dimostrano le grandi dimensioni e gli enormi sforzi investiti nella costruzione dello stesso.
Poiché è quindi improbabile che questa fosse la Cittadella Gebusei, cos’altro poteva essere? Forse un nuovo Tempio? Ma questo è contrario alla lunga tradizione confermata da evidenze archeologiche, secondo la quale il Monte Moriah, dove Abramo ebbe quasi sacrificato suo figlio Isacco (Genesi 22), divenne il luogo del Tempio (2 Cronache 3:1), cioè il Monte Tempio, diverse centinaia di metri a nord del nostro sito. E’ quindi poco probabile che la Grande Struttura in Pietra fosse stata il sito del Tempio.
Cosa rimane? Potrebbe essere frutto della mente di un nuovo sovrano visionario, che pianificò di espandere la città con un Tempio dcostruito sulla collina a nord? O forse Re David ormai alleato dei Fenici, rinomati costruttori, li autorizzo a costruirgli un nuovo e magnifico palazzo esterno ma adiacente al confine nord della vecchia città Canaanita, poco prima di dedicarsi al progetto di costruzione del nuovo Tempio a nord della stessa?
La narrazione biblica, a mio avviso, spiega più chiaramente dell’Archeologia. Infatti i resti archeologici quadrano perfettamente con la descrizione Biblica che ci narra che David "scese da lì alla Cittadella". Pertanto decidete arbitrariamente se abbiamo trovato, o meno, il Palazzo di David.
Biceleon
00martedì 22 settembre 2009 18:31
-Kiya-, 21/09/2009 14.33:



Eilat Mazar ha trovato palazzo di re David? Direi di no.
A suffragio di tale affermazione si è tenuti a fornire prove certe che:
1) le mura effettivamente appartengano ad un unico edificio,
2) l'edificio risalga al X secolo a.C.,
3) l'edificio avesse funzione di palazzo,
4) su quel trono sedesse Re David.
Non vedo come ciò possa essere fatto sulla base dei resti rinvenuti.




Ho letto l’articolo di Margreet L. Steiner e l’ho trovato ancora più parziale rispetto a quello di Finkelstein, alle sue richieste di prove mi viene da rispondere:

1) In effetti per stabilire che quelle mura appartengano ad un solo edificio bisognerebbe ampliare gli scavi, per quanto ne so la cosa è già in programma;

2) Se riteniamo la datazione col radiocarbonio un valido strumento allora una risposta affermativa ce, il dato si può contestare ma non ignorare come la Steiner ha fatto nel suo articolo;

3) Che quell’edificio possa essere stato un palazzo, in particolare il palazzo reale di Sedecia è fortemente probabile se consideriamo le due bullae di cui ho parlato nei post precedenti, purtroppo anche la Steiner come Finkelstein ha preferito ignorarle anziché commentarle;

4) Che su quel trono si sia seduto anche re Davide per adesso ci possiamo arrivare solo per via deduttiva partendo dal punto 3.

Con questo non voglio dire che è stato trovato il palazzo di re Davide ma che ci sono delle probabilità, comunque prendo atto che per alcuni studiosi è meglio dire dire NO anziché FORSE, mi chiedo però se questi stessi studiosi non provino un certo imbarazzo per il fatto che la Bibbia faccia da stampella alla cronologia egizia permettendo di datare il regno di Sheshonq I.

-Kiya-
00martedì 22 settembre 2009 22:05
Re:
Biceleon, 22/09/2009 18.31:



[...]

Con questo non voglio dire che è stato trovato il palazzo di re Davide ma che ci sono delle probabilità, comunque prendo atto che per alcuni studiosi è meglio dire dire NO anziché FORSE, mi chiedo però se questi stessi studiosi non provino un certo imbarazzo per il fatto che la Bibbia faccia da stampella alla cronologia egizia permettendo di datare il regno di Sheshonq I.




Il fatto è proprio questo, Biceleon, e mi fa piacere che l'abbia evidenziato tu stesso: non è possibile, allo stato attuale, affermare con certezza assoluta che sia stato trovato il Palazzo di Re David.
Fatto di cui anche la dott.sa Mazar mi pare conscia. Diversamente perchè formulare il titolo del suo articolo con tono interrogativo?
Che poi lei auspichi di essere la protagonista di una tale scoperta, è suo pieno diritto. Che lo faccia esponendo le ragioni che la inducono a crederlo, ancor di più.

Dal canto suo, la dott.ssa Steiner (che ha collaborato con l'Archeloga Kathleen Kenyon, citata dalla dott.ssa Mazar per aver scavato nello stesso luogo, negli anni 60 del secolo precedente) agisce in pari misura: riferisce il suo parere in proposito (contrario), mettendo in evidenza le ragioni che la inducono a non accettare l'ipotesi che quanto rinvenuto corrisponda al Palazzo di David.

Per le ragioni di cui sopra, non mi sento di attaccare l'atteggiamento della dott.ssa Mazar, nè tanto meno quello di coloro che si sono espressi a seguire, per un verso o per l'altro. Non mi sento di prendere una posizione certa, né a favore, né contro quanto auspicato dalla Mazar, poichè allo stato attuale non siamo in possesso di prove certe, che, forse (il "forse" è d'obbligo in questo campo), giungeranno solo a scavi conclusi.
Preso atto di ciò, a mio parere, i risultati finora ottenuti dagli scavi non possono essere ritenuti elementi probanti e non possono, pertanto, essere citati per confutare, ad esempio, quanto espresso da Finkelstein e altri sostenitori della sua teoria.


In merito a quanto sottolinei con riferimento a Sheshonq I, mi pongo un interrogativo.... o piuttosto una riflessione:

è lecito affermare che la Bibbia faccia da stampella, permettendo di datare il regno di questo Sovrano, o forse sarebbe più corretto affermare che dobbiamo alle iscrizioni presenti sulle mura di Karnak e sulla stele di Megiddo il merito di aver confermato l'esistenza del Sheshak biblico?

Forse è solo questione di punti di vista, no? ;)
Biceleon
00mercoledì 23 settembre 2009 01:34
Re: Re:
-Kiya-, 22/09/2009 22.05:


Preso atto di ciò, a mio parere, i risultati finora ottenuti dagli scavi non possono essere ritenuti elementi probanti e non possono, pertanto, essere citati per confutare, ad esempio, quanto espresso da Finkelstein e altri sostenitori della sua teoria.



A parte che si è parlato di prove indiziarie e non probanti, e poi perché mai non dovrebbero essere citati? Credo invece che dovrebbero essere Finkelstein e i sostenitori della sua teoria a spiegarci come vanno spiegati certi reperti in quel contesto anziché ignorarli.

-Kiya-, 22/09/2009 22.05:


In merito a quanto sottolinei con riferimento a Sheshonq I, mi pongo un interrogativo.... o piuttosto una riflessione:

è lecito affermare che la Bibbia faccia da stampella, permettendo di datare il regno di questo Sovrano, o forse sarebbe più corretto affermare che dobbiamo alle iscrizioni presenti sulle mura di Karnak e sulla stele di Megiddo il merito di aver confermato l'esistenza del Sheshak biblico?

Forse è solo questione di punti di vista, no? ;)



Ammesso che Sheshonq I e Sheshak siano la stessa persona, quando Champollion più di 150 anni fa li identificò come la stessa persona, si fece ricorso alla Bibbia e non ad altre fonti per inquadrarlo cronologicamente, il fatto che fu confermata l’esistenza del faraone non la mette sullo stesso piano.

Per farla breve, venne scoperto la prova dell’esistenza di un faraone di cui la Bibbia già sapeva, ma fu necessaria quest’ultima per dargli una "data di nascita", no…non credo che sia una questione di punti di vista, è una questione di metodo.



-Kiya-
00mercoledì 23 settembre 2009 09:35
Re: Re: Re:
Sono a lavoro e non posso dilungarmi. Riprenderò come si deve nel pomeriggio.
Soltanto questo:
in quanto a Champollion, egli analizzò l'etimologia ebraica dei nomi della Bibbia nel 1804. Decifrò la Stele di Rosetta nel 1821. Identificò il testo degli Annali di Sheshonq nel 1828 e lo decifrò, riconoscendovi un avvenimento ricordato nell'Antico Testamento.
Mi chiedo come poté ricorrere alla Bibbia per un inquadramento cronologico, tenuto conto che ancora oggi non abbiamo date certe sul regno di Salomone....








Biceleon
00mercoledì 23 settembre 2009 11:09
-Kiya-, 23/09/2009 9.35:


Soltanto questo:
in quanto a Champollion, egli analizzò l'etimologia ebraica dei nomi della Bibbia nel 1804. Decifrò la Stele di Rosetta nel 1821. Identificò il testo degli Annali di Sheshonq nel 1828 e lo decifrò, riconoscendovi un avvenimento ricordato nell'Antico Testamento.
Mi chiedo come poté ricorrere alla Bibbia per un inquadramento cronologico, tenuto conto che ancora oggi non abbiamo date certe sul regno di Salomone....



Credo che la cosa funzionò/i così, Giuseppe Flavio afferma che:

«Vi sono, presso i Tirii, da moltissimo tempo, cronache pubbliche, stilate e conservate con la massima cura, relative agli avvenimenti da ricordare, siano essi interni o riguardino i loro rapporti con l’esterno. Vi è scritto che il re Salomone costruì il Tempio a Gerusalemme 143 anni e 8 mesi prima che i Tirii fondassero Cartagine. Non è senza ragione che essi hanno registrato la nostra costruzione del Tempio: il re dei Tirii, Hirom, era infatti amico del nostro re Salomone e aveva ereditato questa amicizia da padre.» - Contro Apione libro I, cap. XVII, 107-19

Ora, considerato che Giuseppe Flavio fa risalire la fondazione di Cartagine nel 826 a.C. abbiamo che la costruzione del Tempio di Gerusalemme avvenne nel 969/968 a.C., secondo la Bibbia nel 4 anno di regno di Salomone, sempre dalla Bibbia sappiamo che questi morì dopo altri 36 anni di regno, circa nel 933/932 a.C., gli succedette poi Roboamo sul quale ancora la Bibbia ci informa che nell'anno quinto del suo regno il 928/927 a.C., Sisach Re d'Egitto (Sheshonq I, XXII Dinastia) marciò contro Gerusalemme (...) e portò via i tesori del tempio del Signore. Portò via ogni cosa, anche gli scudi d'oro lasciati da Salomone(1Re 10,16;14,26).

I miei calcoli sono approssimativi, servono solo a far capire il procedimento per arrivare alla data più precisa, cioè il 926 a.C., fondamentale per datare il regno di Sheshonq I.


Biceleon
00mercoledì 23 settembre 2009 11:23
Aggiungo alla discussione una ulteriore notizia correlata al presunto palazzo di Davide:

Trovato a Gerusalemme un tunnel dell’epoca del Primo Tempio


«Un tunnel idrico che risale all’epoca del Primo Tempio – ma che potrebbe essere stato utilizzato anche prima, durante la conquista di Gerusalemme da parte di re David – è stato scoperto nell’antica Città di David. Lo ha comunicato a fine ottobre l’eminente archeologa Eilat Mazar.
L’ingresso del tunnel vecchio di tremila anni, trovato all’inizio dell’anno durante gli scavi sul sito, è abbastanza largo da permettere il passaggio di una sola persona, ma solo 50 metri sono accessibili perché è pieno di macerie e pietre cadute, ha spiegato Mazar, che dirige gli scavi.
I muri del tunnel sono composti parzialmente di pietre grezze, mentre altre parti sono costituite semplicemente dal letto di roccia.
Il tunnel è stato scoperto sotto un’immensa struttura di pietra costruita nel X secolo a.e.v. che Mazar aveva già identificato con il palazzo di re David.
Il tunnel, già esistente, venne integrato nella costruzione e veniva probabilmente utilizzato per incanalare l’acqua in un bacino situato sul vicino lato sud-est del palazzo.
Verso la fine del periodo del Primo Tempio il tunnel fu trasformato in un passaggio di fuga, forse usato in modo simile alla via di fuga di re Zedekiah durante l’assedio babilonese, come si legge nel Secondo Libro dei Re, 25:4.
In quell’epoca furono costruiti muri aggiuntivi per impedire che qualcuno entrasse nel tunnel dal pendio della collina e prevenire la penetrazione di macerie.
Durante lo scavo, sul fondo del tunnel sono state trovate lampade a olio integre, tipiche del periodo del Primo Tempio.
Ma le caratteristiche, la datazione e la posizione del tunnel, secondo Mazar, testimoniano con “alta probabilità” che il tunnel idrico fosse del tipo chiamato “tzinor” (condotta) nella storia della conquista di Gerusalemme da parte di re David (Samuele II, 5:6-8; Cronache I, 11:4-6).
Gli archeologi avevano dapprima pensato che il pozzo di Warren, anch’esso situato nella Città di David, fosse lo tzinor di cui si parla nel racconto biblico. “Le nuove scoperte negli scavi nella città di David gettano nuova luce sull’antica storia di Gerusalemme e sulla realtà descritta nella Bibbia”, afferma Mazar.
Lo scavo nella città di David, che è situato proprio fuori dalle mura della città vecchia al di là della strada che parte dalla Porta del Letame, si è dimostrato negli ultimi anni una vera miniera per gli archeologi.
Mazar, divenuta nota in tutto il mondo per i suoi scavi nel vicino palazzo di re David, è stata all’avanguardia in una serie di ritrovamenti archeologici a Gerusalemme tra cui i resti di un muro dell’epoca del profeta Neemia e due impressioni su sigilli appartenenti a ministri del re Zedekia.
Lo scavo attuale è condotto per conto del Shalem Center, un istituto di ricerca di Gerusalemme, e della City of David Foundation, ed è stato compiuto sotto gli auspici accademici dell’Università di Gerusalemme.» - Link

antonio crasto
00giovedì 24 settembre 2009 11:27
Re:
Biceleon, 20/09/2009 3.12:



...
Personalmente col mio scarso inglese ho letto l’analisi di Finkelstein ma non ho trovato il cosiddetto elemento che “taglia la testa al toro”, ho cercato di capire la differenza di veduta rispetto Mazar riguardo la datazione basata sulle ceramiche ma a causa della mia scarsa conoscenza in materia non oso esprimermi, non si capisce però come possa entrare nel merito delle datazione col radiocarbonio, a quanto pare non è una novità visto che in passato l’ha fatto anche con altri studiosi. La cosa però che mi ha lasciato perplesso è la completa mancanza fra le prove citate del sigillo recante la scritta Yehokal ben Shlamyahu trovato durante gli scavi .

--- Segue ---




Non sono riuscito a leggere l'articolo dove si parla di datazioni al C-14.
Potreste essere così gentili da riportare l'argomento anche senza tradurlo? Grazie


Biceleon
00giovedì 24 settembre 2009 11:33
Re: Re:
antonio crasto, 24/09/2009 11.27:


Non sono riuscito a leggere l'articolo dove si parla di datazioni al C-14.
Potreste essere così gentili da riportare l'argomento anche senza tradurlo? Grazie



Vedi a p. 148 e p. 150 dell'articolo.


Biceleon
00giovedì 24 settembre 2009 17:30
Re:
-Kiya-, 24/09/2009 14.23:

purtroppo non è possibile.
L'accesso all'articolo originale è vincolato da registrazione al sito che lo ospita. Questo garantisce loro un'esplicita tutela sui diritti dello stesso che può essere bypassata esclusivamente "personalizzando" lo stesso. Lo scopo della traduzione è questo.
Portate ancora un po' di pazienza, vedrò di ultimarla quest'oggi.

L'articolo in questione, tuttavia (quello della dott.ssa Mazar), non riferisce di analisi al C-14. Prego quindi Biceleon di specificare quale sia la sua fonte a riguardo.



Tenendo conto di ciò che ha quotato Antonio ho pensato che si riferisse all’articolo di Finkelstein e non a quello di E. Mazar.


-Kiya-
00lunedì 28 settembre 2009 15:01
Ho sostituito i contenuti del mio messaggio di servizio del 21/09/2009, ore 15.11, con la traduzione della prima parte dell'articolo.
Quanto prima farò seguire la seconda e ultima parte.
-Kiya-
00domenica 4 ottobre 2009 19:20
Ho appena inserito anche la parte conclusiva dell'articolo della dott.ssa Mazar. Ora è interamente a vostra disposizione sulla prima pagina di questa discussione.

Grazie per la pazienza accordatami ;)
MassimoIzzo
00lunedì 5 ottobre 2009 18:48
grazie 1000 per il lavorne Kiya :-)
-Kiya-
00lunedì 5 ottobre 2009 22:06
di nulla, Massimo. E' stata un'esperienza interessante.

Giunta al termine della traduzione, tuttavia, mi sono chiesta perchè la bulla sia ritenuta così rilevante. Certo ha una sua importanza intrinseca, legata al fatto che ci informa sulla reale esistenza passata di un personaggio citato nella Bibbia. Ma in che modo essa può essere ritenuta una prova dell'esistenza del Palazzo di David?
Confido di leggere qui ulteriori dettagli in merito.
Biceleon
00martedì 6 ottobre 2009 11:48
Re:
-Kiya-, 05/10/2009 22.06:


Giunta al termine della traduzione, tuttavia, mi sono chiesta perchè la bulla sia ritenuta così rilevante. Certo ha una sua importanza intrinseca, legata al fatto che ci informa sulla reale esistenza passata di un personaggio citato nella Bibbia. Ma in che modo essa può essere ritenuta una prova dell'esistenza del Palazzo di David?



Se ce stato un palazzo di Davide è ragionevole pensare che questi sia in seguito divenuto la residenza reale dei suoi successori come ad esempio Sedecia, se poi si trovano le bullae di due ministri di quest’ultimo all’interno dei resti di una grossa struttura che sembra essere un palazzo, e aggiungiamo che secondo la Bibbia il palazzo di Davide dovrebbe essere da quelle parti, ne conviene che le bullae acquistano una certa importanza per l’identificazione della struttura in cui sono state trovate.
-Kiya-
00martedì 6 ottobre 2009 12:49
La bulla in questione, stando a quanto detto dalla ricercatrice, doveva essere associata a un documento distrutto dall'azione del tempo.
Questo comporta quindi di contemplare l'ipotesi che lo stesso potrebbe trovarsi, ad esempio, presso l'abitazione del destinatario (la cui identità resta ignota). Mi pare che quindi la presenza della bulla potrebbe testimoniare l'esatto contrario in modo sufficientemente plausibile,ovvero che la presenza di un sigillo, in origine apposto a un documento scritto dal figlio del Re, si trovasse in un luogo che potrebbe non essere la residenza dello stesso.
Sì... insomma, mi sembra troppo poco come prova.
Biceleon
00martedì 6 ottobre 2009 14:46
Re:
-Kiya-, 06/10/2009 12.49:

La bulla in questione, stando a quanto detto dalla ricercatrice, doveva essere associata a un documento distrutto dall'azione del tempo.
Questo comporta quindi di contemplare l'ipotesi che lo stesso potrebbe trovarsi, ad esempio, presso l'abitazione del destinatario (la cui identità resta ignota). Mi pare che quindi la presenza della bulla potrebbe testimoniare l'esatto contrario in modo sufficientemente plausibile,ovvero che la presenza di un sigillo, in origine apposto a un documento scritto dal figlio del Re, si trovasse in un luogo che potrebbe non essere la residenza dello stesso.
Sì... insomma, mi sembra troppo poco come prova.



Chi dice che il destinatario debba essere per forza all’esterno del palazzo reale, la missiva poteva benissimo essere indirizzata al re o qualcuno di corte, certo siamo nel campo delle ipotesi ma come molti sanno la storia è anche un esercizio retorico.
Biceleon
00venerdì 23 ottobre 2009 17:24
Biceleon, 20/09/2009 3.12:


Personalmente col mio scarso inglese ho letto l’analisi di Finkelstein ma non ho trovato il cosiddetto elemento che “taglia la testa al toro”, ho cercato di capire la differenza di veduta rispetto Mazar riguardo la datazione basata sulle ceramiche ma a causa della mia scarsa conoscenza in materia non oso esprimermi, non si capisce però come possa entrare nel merito delle datazione col radiocarbonio, a quanto pare non è una novità visto che in passato l’ha fatto anche con altri studiosi.




Quanto da me evidenziato in grassetto è scaturito da un affermazione di Finkelstein presente nel suo articolo:

«(E) Un osso trovato nel luogo 47 è stato datato col radiocarbonio al 2725 ± 70 BP. Secondo i nostri calcoli (i numeri in E. Mazar 2007: 62, n. 124 sono confusi) la data calibrata con 1 σ è 930-800 a.C. (67,4%).» p. 150

Ciò mi ha spinto a pensare che i dati riportati da E. Mazar non sono chiari e che facendo bene i conti il risultato più attendibile è quello di Finkelstein, prima di verificare quanto detto debbo precisare che si può entrare nel merito delle datazione col radiocarbonio almeno in parte, mi spiego meglio, la datazione fatta col radiocarbonio di per se è solo un dato grezzo, va infatti calibrata considerando svariate varianti che non vi elenco per brevità. Esistono dei programmi elaborati da alcuni centri di ricerca come ad esempio l'Oxford Radiocarbon Accelerator Unit (ORAU), che contemplando tutte le suddette varianti ci permettono di avere in pochi secondi le date ricercate, quasi sicuramente Finkelstein o chi per lui ha utilizzato uno di questi programmi.

Ho voluto provare anch’io uno di questi programmi per verificare i dati in discussione, precisamente ho utilizzato OxCal v. 4.1 messo a disposizione dal suddetto ORAU:



Come potete vedere i risultato è quasi uguale a quello di Finkelstein, la leggera differenza forse dipende dal fatto che il programma da me utilizzato è aggiornato al 2009.

Ora passiamo ad esaminare i dati “confusi” riportati da Eilat Mazar nel suo Preliminary Report on The City of David Excavations 2005, ed. 2007 p. 62, nota 124:

«Il risultato del test effettuato dalla Dr. Elisabetta Boaretto, direttore del laboratorio di radiocarbonio presso l'Istituto Weizmann, sono i seguenti: RTT 5.240 osso 2.725 ± 70: 68,2% di probabilità: 970 a.C. (0,8%) 960 a.C., 930 a.C. (67,4%) 800 a.C. Probabilità: 1050 a.C. (95,4%) 800 a.C. Lo studio completo sarà pubblicato nella relazione finale di scavo.»

Lo schema dei dati riportati segue pari pari quello del programma da me utilizzato:

68,2% di probabilità:
970 a.C. (0,8%) 960 a.C.
930 a.C. (67,4%) 800 a.C.

95,4% di probabilità:
1050 a.C. (95,4%) 800 a.C.

Appurato tutto ciò: Cosa voleva sottolineare Finkelstein nel proporci una calibrazione che risulta, senza dircelo, UGUALE a quella di Mazar? Sono davvero confusi i numeri di Mazar o e Finkelstein a fare confusione?

Per quanto mi riguarda questo rafforza ulteriormente l’idea che mi son fatto del criterio metodologico utilizzato da Finkelstein.

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