Dari: "Il cellulare? Sempre spento"

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giuggyna
00venerdì 7 novembre 2008 15:38
Il gruppo pop punk rivelazione a Tgcom
E' stato il tormentone dell'estate "Il cellulare ce l'ho già spento perché per me sei troppo sbattimento" dal singolo "Wale (Tanto Wale)". Gli autori? Il gruppo pop punk Dari. "Ci ispiriamo agli anni 80, ai Duran Duran ma per favore non definiteci gruppo emo", hanno detto Fabeeo (Fabio Cuffari), Dari (Dario Pirovano), Cadio (Andrea Cadioli) e Fasa (Daniel Fasano). "Ascoltate il nostro disco Sottovuoto generazionale troverete molte cose profonde".


Di certo il gruppo appare sciolto, determinato e con le idee molto chiare nonostante la giovane età. E soprattutto, nonostante il linguaggio da 'sms' di alcuni loro testi le "W" e le "K", parlano in perfetto italiano e dimostrano di non essere affatto un progetto nato a tavolino. I riflettori dei media sono puntati su di loro che sono ben cosapevoli che la popolarità "come viene, va". Ma si dicono certi e sicuri di poter lasciare un segno nella musica italiana.

E pensare che è tutto nato grazie ad un video messo su Youtube...
Esatto! In breve tempo siamo diventati protagonisti, in positivo e in negativo, di vari Forum Musicali italiani.

Tanto che esistono addirittura dei fan club anti-Dari. Vi risulta?
Certo! (ridono; ndr). Pensa che uno di loro ci ha lasciato un commento su Youtube tanto tempo fa. "Dopo il vuoto generazionale c'è il sottovuoto". L'abbiamo trovato illuminante e infatti il disco si chiama Sottovuoto generazionale.

Come mai?
Il vuoto in sè è il nulla. Mentre il sottovuoto è la pratica con cui si toglie l'aria da un contenitore cosicché il contenuto rimanga integro e duri a lungo. Quello che vogliamo accada con la nostra musica.

Ambiziosi. Quanta importanza hanno per voi gli anni 80 e i Duran Duran?
Moltissimo. I Duran hanno avuto un percorso professionale di tutto rispetto. Migliaia di ragazzini erano pazzi per loro e adesso che sono adulti continuano a seguirli proprio come anni prima hanno fatto. E poi c'è anche da dire che hanno rivoluzionato il modo di intendere la musica non solo con le note ma anche con il look.
Odiate che vi definiscano un 'gruppo emo'?
Sì. Ma cos'è la definizione emo? Per noi non vuol dire nulla. E' una categoria in cui ti infilano dentro perché 'va di moda'. Ma di certo non è una definizione culturale. Siamo stati messi dentro questo calderone solo per un fattore estetico e di certo non è una cosa positiva.

In "Cambio destinazione" fate una fotografia sulle aspettative dei vostri coetanei e cantate "La mia scommessa è un domani diverso".
Oggi si cambia idea velocemente senza sapere poi che fare. Però tutti quanti crediamo di avere sempre qualcosa in più rispetto a tutto quello che ci circonda ed è per questo che auspichiamo "un domani diverso".

Qual è il vostro domani?
E chi può dirlo? Viviamo il presente.

"Vorrei un televisore che mandi in diretta un canale migliore", lo dite nel vostro secondo singolo "Tutto regolare". Cosa eliminereste dal palinsesto televisivo?
Sicuramente i reality. E' triste che la gente sia interessata ai fatti degli altri.

La chiave del vostro successo?
Quando fai una cosa non pensi mai a quello che può accadere dopo. Dalla Rete il passaparola è stato velocissimo e oggi senza dubbio siamo popolari. Ma questa fama può avere alti e bassi, lo sappiamo benissimo. Sta a noi lavorare sodo e continuare su questa strada.

Il consiglio più bello che avete ricevuto?
'Rimanete sempre voi stessi'. Ci piace perché abbiamo capito che i nostri coetanei e chi viene ai nostri concerti si identificano con noi e le nostre storie.

Il cellulare l'avete ancora spento?
(Ridono; ndr) Sì in genere si. Ma quando lo accendiamo il delirio tra sms e chiamate...

Non avete ancora cambiato numero?
No e non ci pensiamo nemmeno.
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